Masao Adachi è probabilmente il regista più borderline mai comparso sulla faccia della terra. Il più outsider, militante e controverso del cinema giapponese e non. L'importanza artistica, politica e sociale del suo cinema è immensa, ma nonostante questo l'operato di Adachi è, oggi, sconosciuto ai più. Scomparso dall'immaginario nipponico basato su autori che, in confronto ad Adachi diventano pop (pensiamo a Nagisa Oshima), più per l'attitudine del regista che per l'effettiva difficoltà di fruizione dei suoi film.
Un autore tanto politicamente impegnato e rivoluzionario da essere esiliato dal suo stesso paese, costretto ad anni di inattività artistica che, tuttavia, non l'ha scalfito. Ma è dell'Adachi-regista che mi interesserebbe parlare.
Un autore emerso dal territorio del pinku-eiga, più affine a quello di Wakamatsu (di cui è anche sceneggiatore) che a quello di Takashi Ishii per intenderci. Un cinema a luci rosa che sfruttava (negli anni '60) l'elemento softcore per raccontare tematiche scottanti di matrice socio-politica. Adachi ha basato la sua poetica sullo studio del disagio giovanile: dalla riflessione malatissima sul dubbio dell'abortire o meno di alcune adolescenti troppo precipitose nel body-horror "Abortion" (1966) alla ricerca di una sessualità perversa che conduce all'auto-annientamento in "Gushing Prayer" (Preghiera Eiaculante) del 1971.
Un cinema autonomo e personalissimo, capace di aprire grandi riflessioni e di riuscire a rimanere impresso una volta che ci si imbatte.
C'è anche un'altra porzione della carriera di Adachi, in verità: oltre ad essere uno sceneggiatore e regista di "film rosa", infatti, è anche documentarista. Al centro delle sue indagini, di nuovo i giovani. I giovani alienati da un mondo rigido e freddo come quello giapponese, spinti a trasgredire e ad annegare i propri impulsi nella disperazione del sesso violento o nell'omicidio.
L'esperimento più interessante in questa prospettiva è, sicuramente, lo storico "A.k.a. Serial Killer" (1969). Un film seminale, immancabile nella collezione di ogni cinefilo che si rispetti o di chi ama particolarmente il genere documentaristico.
Il regista giapponese riprende un fatto di cronaca: Quattro persone sono state uccise. L'arma del delitto è la stessa pistola. Dopo disperate indagini, si è arrivati finalmente al colpevole: un giovane che vive nella miseria, disperato, e vittima di una società repressiva. Il movente: nessuno.
"A.k.a. Serial Killer" ripercorre l'ennesima storia di disillusione giovanile adachiana rifiutando le regole del documentario classico: rifiuto di interviste, testimonianze, materiale d'archivio, fotografia, commento fuori campo, riferimenti biografici approfonditi...
Le poche informazioni ci vengono date ogni cinque minuti e sono scarne, minimali, spesso vaghe sugli omicidi e la vita del ragazzo. Come se la mera informazione e il dato statistico fossero incapaci di tracciare a livello emotivo la rabbia del giovane e il terrore della vittima.
Adachi compie una scelta estrema: il miglior modo per parlare di una storia del genere è ripercorrere, con il cinema, i luoghi in cui il ragazzo ha vissuto e ucciso. Il paesaggio viene visto come l'unico testimone oculare possibile da ritrarre.
Quindi, luoghi. Luoghi vuoti, spogli, privi di vita e decadenti, percorsi cronologicamente dalla nascita del ragazzo al suo arresto. Luoghi immersi in un lancinante silenzio diegetico, dove l'unico sfogo (extradiegetico) è dato dall'eccellente colonna sonora free-jazz ("Isolation" di Masahiko Togachi e Mototeru Tagachi).
Dialoghi non ce ne sono: non ci è dato conoscere.
Ci è permesso solo sentire il disagio di un mondo disumanizzato.
Un documentario straordinario che, ancora oggi, conserva tutta la sua carica e la sua forza cinematografica. L'ennesimo grande tassello di una straordinaria e oscura filmografia tutta da scoprire.
Mi rendo conto che non sia cinema adatto a tutti i palati, ma a chi vuole addentrarsi nella visione voglio dire che il film non è reperibile tramite i canali tradizionali (DVD ecc.), ma che fortunatamente è visibile integralmente su youtube.
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