Sono seduto sul letto con la borsa del ghiaccio all'altezza dell'occhio, gonfio e viola. Sembro un pugile suonato e dentro di me risuonano complimenti, pacche sulle spalle e attestati di stima ed affetto. Più li ascolto più non ci credo, più sono gli abbracci e più riaffiorano alla mente i colpi subiti sul campo da rugby ma non riesco ad associarne uno preciso a quello che mi ha devastato la faccia. Con i complimenti mi sento male e con gli insulti mi sento peggio, non riesco a trovare il bandolo di questa matassa interiore. A voler essere onesti lo conosco già: è la mancanza di auto-stima. L'ossessione di essere un bastian contrario, un Don Chiscotte in lotta contro i mulini a vento (che, naturalmente, non esistono). Non possono essere sempre gli altri a dirmi che valgo qualcosa quando il primo a non crederci sono io. Non è bello tornare sempre a casa col muso lungo, a testa bassa, come se gravasse sulla tua testa un peccato imperdonabile. Prima di buttarsi sul letto c'è la macchina, la strada, l'auto-radio. E, sembra incredibile, per un attimo tutto scompare.

Succede che in macchina c'è il disco di Masha ad aspettarmi Cara Masha, sappi che sei sempre tu la mia colonna sonora. O quantomeno quella più emozionante. Ogni momento passato senza di te, senza un tuo concerto ha il sapore della disperazione e mi fa sentire un'anima ferita. Ma ci sono altri che stanno peggio di me: hanno atteso 7 anni (e dicasi sette!) per un tuo disco. Dall'uscita all'arrivo a casa mia ho atteso qualche mese, questa lunga e calda estate. Ho atteso che me lo portassero da Berlino e per un attimo ho riposto sul comodino i libri d'Università. 9+1 canzoni (la decima è un'altra versione di "Fishing Buddies", canzone tratta da uno spettacolo su "Brokeback Mountain" dove Masha ha curato la colonna sonora n.d.a.) in sette anni: una miseria, una violenza per innamorati persi come noi. Centellinata fino allo stremo ma forse lo hai fatto apposta o forse anche tu pretendi troppo da te stessa. Magari hai tirato fuori decine, centinaia di temi e giri di chitarra ma ti sembravano sempre difettosi. Dicevi "sì, son bellini ma..." e allora buttavi via. Quel ma, quel dubbio che ti attanaglia tutti i giorni e non ci fa vivere con la giusta tranquillità. Ed è un dubbio soltanto nostro: gli altri sono disposti ad aspettarci e a capire che qualche volta si può sbagliare.

Hai fatto un disco stupendo, rinunciando al basso e mettendo tante tastiere come se nella tua mente ci fosse la lezione di Ray Manzarek. Nel disco ci sei soprattutto tu: la tua voce a volte consolatoria a volte tenace, le tue chitarre che dominano la scena. Personalmente la vedo come una dichiarazione d'intenti: per carità, belli i dj-set e i dischi-omaggio a Kurt Weil e Frederick Loewe ma questa è una parte marginale di Masha. Io sono una cantautrice, per me prendere la chitarra e cantare le mie canzoni mi rende una donna felice. Volevi ricordarci chi sei. Se anch'io ricordassi a me stesso chi sono molti di quei brutti pensieri non ci sarebbero. Ti voglio bene. Quando ti ascolto sono un uomo felice, è il regalo più grande che tu possa farmi.

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