Certi gruppi ad un certo momento dovrebbero sciogliersi.
Per conservare per sempre la grandezza che fu.
Dopo avere ammirato e amato alla follia "Stanze", "Lungo i Bordi" e "Da Qui" ci troviamo con un disco che avremmo preferito non avere mai comprato.
Su "Club Privé" Emidio Clementi si decide ad abbandonare a tratti il suo tipico cantato "parlato" per cantare ("Privé", "Saint Jack", terribile!) e far cantare un ospite, tutte le volte con effetti disastrosi.
La calma e serena rassegnazione, maestosa, spietata e magnifica con la quale raccontava le sue storie per tutto un disco, da spettatore, lascia il passo a parti cantate decisamente brutte, da mettersi le mani nei capelli.
L'ospite, Manuel Agnelli (Afterhours) rovina tutte le canzoni in cui canta o fa il coro.
"Il Giorno Nasce Stanco", "Avevi Ragione", "Saint Jack", "Il Tuo Corpo Affamato" sono da buttare e rovinano l'equilibrio del disco.
I Massimo Volume avevano paura di ripetersi, avevano paura che il declamare di Clementi alla fine stancasse, sbagliando però tutto. Gli episodi che si salvano sono quelli in cui si sente solo Clementi che parla "Seychelles '81": "come faremo ad uscire da questo fiume di merda puliti e profumati?";
"Dopo Che": "dopo aver ballato musica di merda credendo di farti ridere, dopo essermi illuso che alla fine mi avresti amato, dopo aver progettato viaggi, dopo averti letto i miei racconti inediti, dopo averne accettato le tue critiche arbitrarie, dopo averti fatto spazio nel mio letto, dopo averti risparmiato quando ero già pronto ad ucciderti".
Emidio Clementi riesce ancora a scrivere testi di rassegnato grandeur. Ma questo disco vale solo per le canzoni dove "parla" da solo.
Inaccettabili gli altri esperimenti che alla fine interrompono la continuità del disco ed impediscono di ascoltarlo tutto d'un fiato, come i primi tre.
E non serve neanche l'autocitazione "Altri Nomi" che sembra uscita da "Stanze".
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