Temevo fosse una serata per reduci, le reunion spesso lo sono. Si ricorda i bei tempi andati e, fondamentalmente, ci si annoia. Perché non siamo più quel che eravamo. Per capirci, non frequento mai serate di coscritti, non mi trovate su Facebook, giusto un paio di volte all'anno bevo qualcosa con un paio di compagni del Liceo. Per i Massimo Volume, uno strappo alle regole, ci può stare. Ed ho fatto bene, perché i ragazzi mi hanno regalato il miglior concerto a cui ho assistito quest'anno.
Credo di aver già confessato su DeB il mio amore per Egle Sommacal, il mio chitarrista italiano preferito da alcuni anni in qua. Non mi ha tradito. Pulito, preciso, con un assoluto controllo dello strumento, crea arabeschi fiammeggianti. I suoi accordi si intrecciano alla perfezione con quelli del nuovo acquisto, Stefano Pilia (ex Settlefish e 3/4 Has been eliminated), a cui è affidato il lavoro sporco, la distorsione, il feedback. Ma, come mi accade tutte le, rare, volte che vedo un(a) batterista entusiasmante, sono rimasto completamente incantato dal lavoro di Vittoria Burattini. La quale si trova a sostenere, in pratica da sola, tutta la sezione ritmica. Emidio Clementi infatti, impegnato a recitare i suoi racconti, non offre mai giri di basso pregnanti, limitandosi all'essenziale. Vittoria macina rullante e piatti e pone le fondamenta del giardino del suono.
Pacati ed inesorabili, come ha correttamente osservato una delle mie compagne di viaggio, i nostri hanno sciorinato, in un'ora e mezzo abbondante, il meglio della loro produzione, pescando dai loro quattro full-length indiscriminatamente. Solo un po' tralasciato quel "Club Privé", forse troppo pulito in molti suoi brani per essere riproposto dal vivo. Da questo hanno comunque concesso una delle mie preferite, "Dopo Che", ed una "Altri Nomi", in parte riarrangiata, assolutamente feroce. Chiusura con tre bis, tra cui "Alessandro", dalla resa splendida. Pubblico affascinato e felice, che penso sarebbe rimasto tranquillamente un'altra oretta a sentire le storie di Mimì, pur conoscendole a memoria.
Digressione: paradossalmente, avendo i Massimo Volume fatto parte della mia vita più negli ultimi anni che all'epoca del loro apogeo, mi sembra essi abbiano ancora molto da dire. Certo Clementi dovrà inventarsi nuove storie, più legate all'attualità, anche per incatenare giovini ascoltatori. Ma, musicalmente, mi pare abbiano una tale classicità da non temere il confronto, dalle nostre parti, con chicchessia. Troppo bevuto (questa volta, per fortuna, non dovevo guidare io) per intrattenere una conversazione seria con Mimì, non sono andato a salutarlo a fine concerto, mentre la mia ex bassista, è riuscita solo a scambiare giusto due convenevoli con Egle, impegnato a smontare la sua montagna di effetti e chitarre e caricarli sul furgone (sì, fanno tutto da soli, come tanti anni fa). Non so dirVi quindi quali siano i loro progetti. Sarebbe veramente un peccato però che quest'inverno non tornassero in studio per poterci consolare il prossimo settembre.
Per M.. Per tutte le stronzate che non sono riuscito a dirLe, per tutte quelle che non potrò più ascoltare da Lei.
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