I Massive Attack non sono delle star ma musicisti e ancor prima persone normali. In attesa di entrare, davanti i cancelli del Fiesta, me li ritrovo passeggiare tra la gente vestiti con maglietta, pantaloncini e ciabatte, divertiti, perché si fermano ad osservare le bancarelle dei napoletani con le magliette non originali che riproducono il loro marchio, e ne comprano una buona quantità, sapendo che chi gliele sta vendendo non li ha riconosciuti. Una vera chicca!!
Entrato nell’arena posso constatare che l’affluenza è buona, non c’è la calca ma tutti gli spazi sono occupati, almeno 10.000 persone. A scaldare gli animi ci pensa un Dj, che metterà dischi per almeno una mezz’oretta. Intorno alle 22.15 si presenta sul palco la band di Bristol, e mi aspetto un concerto dall’incedere lento, rilassato, diverso dal solito show in cui tutti cantano e saltano ma dove il corpo ondeggia e il cervello viaggia ipnotizzato dai suoni e dalle luci.
Così sarà, l’acustica è buona e si distinguono bene gli strumenti, la coreografia anche se è semplice è molto efficace, cercando di sfruttare al massimo delle torrette poste dietro la band, che formano infinite composizioni di luce che spesso ti ipnotizzano. I punti di riferimento per la scaletta sono l’ultimo 'Collected' e naturalmente 'Mezzanine'.
Del Naja e co. si alternano al microfono presentando i loro pezzi che di più hanno definito il loro genere come trip-hop: "Angel”, ”Teardrop”, “Inertia Creeps”, “Karmacoma”, “Unfinished simphony”, “Safe from Harm”, “Risingson”, “Mezzanine”, “Butterfly Caught” … . “Black milk” viene proposta nella nuova versione di 'Collected', anche se preferisco la versione originale contenuta in “Mezzanine”..
L’impatto dal vivo è diverso rispetto al suono in studio, ci sono meno campionamenti perché sul palco è presente una band vera e propria, chitarra – basso - batteria e percussioni, che rendono il suono dalle venature rock e più diretto permettendo così di giocare con la dinamica. Del Naja sul palco è colui che più di tutti cerca di intrattenere il pubblico sfoggiando anche qualche frase in italiano e anzi, proprio a differenza di molte star straniere si “scusa con il pubblico per non saper parlare abbastanza la nostra lingua!”
Il concerto è molto lineare, non ci sono particolari cali di tensione, e i MA ne approfittano per manifestare il loro dissenso per la guerra in Iraq e quella che sta scoppiando in Libano-Israele facendo scorrere sui pannelli diversi numeri che danno idea dei danni provocati da ogni guerra (numero dei morti civili, dei danni economici ecc..).
Approfittando della nostra sbornia dai festeggiamenti mondiali, ci omaggiano illuminando i pannelli con i colori della bandiera italiana e con la scritta “Italia Campione Del Mondo”, ben accolta dai presenti… anche se quando provano ad alzare il coro po po po po po poo in pochi li seguono, perché davvero non ne possiamo più!!! A chiudere il concerto un altro pezzo tratto da “Mezzanine”, Group Four, bellissima, e in questo caso tiratissima, con il finale incalzante, sempre più veloce e incessante, quasi a volerti risucchiare in un vortice.
Ci salutano e se ne vanno, sapendo di aver svolto bene il loro compito. Per chi come me si aspettava un concerto “tranquillo”, dove il dictat era abbandonare mente e corpo a ritmi e luci ipnotiche, danzando lentamente, è tornato a casa soddisfatto.
Chi voleva saltare, pogare o urlare a squarcia gola… forse ha sbagliato concerto.
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