Non è un disco per bambini, però state sicuri che i bambini lo ascolterebbero molto volentieri. Perché è fiaba, perché è storia, perché ha un inizio e una fine. Quali favole del resto sono solo per bambini?
Gli è che poi tra questi bambini si contano anche i precoci Kyuss e i ribelli QOTSA – che speriamo la smettano di fare i capricci.

Che la storia abbia inizio allora. C’era una volta un cantastorie, Goss, a cui è sempre piaciuto raccontare la psichedelia. Questa volta si è fermato su un sasso o forse addirittura a una fiera di paese. Ha preso una chitarra acustica e l’ha resa protagonista di una saga folk-rock degna della Terra di Mezzo.
Avete presente la festa per il compleanno di Bilbo nel romanzo di Tolkien? Ecco, i Masters of reality hanno suonato a quella festa. Hanno esordito con Voice and The Vision e proseguito con Brown house of the green road. Mentre Bilbo narrava ai piccoli hobbit come fosse sfuggito agli orchi, in sottofondo si sentiva Off to Tiki Ti. E quando è venuta l’ora di mandarli a nanna, il saluto dal palco è stato un monito, Don’t get caught by the Huntsman’s Bow, una filastrocca per la buona notte.

Still on the hill ha scandito lo stupore generale quando Bilbo è scomparso all’improvviso, e Desert song ha segnato l’inizio del viaggio. Quando si inizia un’impresa, a qualcosa bisogna rinunciare; questo Goss lo sa bene.
Insomma è un disco difficile da digerire, come un romanzo di Tolkien. Forse perché porta in grembo troppa storia o forse solo perché non siamo ancora pronti. Ma tenere duro vale la pena. Ce lo insegnano dei mezzuomini.

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