Discutere in alcune case non è ben visto. Perché, piaccia o no, per tante persone discutere significa parlare di qualcosa giocando a la spunto io o la spunti tu. E quando qualcuno è convinto di doverla spuntare, e di natura è pure un poco incazzato, il discutere perde ogni connotazione costruttiva.

Questa premessa non serve a nulla ma sostituisce quella in cui mi scaglio contro chi si lamenta delle recensioni inutili. Quelli mi fanno veramente incazzare e dato che non ho voglia di discutere l'ho cambiata; poi con la premessa del discutere posso giocarmi un'abilissima mossa e collegarla al fatto che l'idea del film in questione, Captain Fantastic, si dice nasca da una discussione tra il regista e la moglie, una discussione sull'educazione da impartire ai figli. Una di quelle cose tipo

-hey, ma già da quando avrà tre anni lo imbottiamo di tablet?-

-sei pazzo\a? Non lo tocca fino ai 16-

-ma così rimane fuori dal mondo, tu vuoi un mostro o un figlio?-

-non mi interessa, io ho vissuto decenni senza tablet, e poi tra l'altro il tablet fra un po' chi cazzo se l'inculerà, farà la fine delle fotocamere: smartphone, fotocamera e tablet sono destinati a convergere in un unico prodotto, regaliamogli uno smartphone da sette pollici con la fotocamera da 24 megapixel-

-che mossa! Io però parlavo di un uso moderato e dedicato solo a robe tipo giochi e lettura, quelle cose che si fanno da sempre, solo che lo farebbe con strumenti aggiornati! Il telefono invece non deve sapere cosa sia fino almeno ai, chessò, 10 anni. A meno che non sia lontano da noi o in viaggio-

-ah, in viaggio da solo senza di noi a 10 anni va bene, ma lo smartphone no. Senti, fammi scrivere una sceneggiatura, tieni, tu gioca col mio tablet che tanto hai ragione tra due anni sarà pattume; e dai i lego al piccolo, che quelli vanno sempre bene e stimolano la creatività e la diuresi

Il risultato è una famiglia composta da padre, madre e cinque o sei figli, che sceglie di isolarsi dal mondo e vivere in una foresta; niente comfort (ma tanto esercizio fisico), niente medicina (meditazione e mens sana in corpore sano), niente tecnologia (ma tanta lettura e musica a volontà), niente scuola (ma tanto studio, dalle scienze biologiche ai fondamenti del socialismo), niente filosofie vegane o vegetariane, per fortuna: se vuoi la carne nessun problema, te la procuri figliolo, cacci.

Insomma niente di nuovo rispetto a quelle che sono le comunità alternative che i più scettici vedono lavorare più per rendere inattaccabili i loro princìpi, che non per dare un senso al proprio futuro. Perché chiarito che la realtà utopica dopo una mezz'ora di film dovrà portare i piedi per terra e scontrarsi con la cazzo di società Americana, e appurato che l'elogio del compromesso è un po' come chiudere un discorso dicendo che non ci sono più le mezze stagioni, mi lasci un po' sciapetto.

Per intenderci: per stare al gioco del paradosso, prima di evidenziare i nei di un sistema che pare perfetto, il film sottolinea con lo Stabilo fosforescente la cultura e l'acume dei piccoli eredi del buon Viggo Mortensen. Il primogenito però, cova dentro di sè un irrefrenabile desiderio di andare all'università, mentre il padre è contrario. Viene quindi da chiedersi che cosa il protagonista si aspetti per il futuro: iniziare e terminare la propria vita e quella dei propri figli isolati dal mondo?

Il problema di base per me è questo: c'è chiaramente del puro, del liberatorio, del tenero, del comprensibile, ma si è virato troppo verso una famiglia convinta che Black Mirror non sia una serie televisiva bensì una serie di immagini estrapolate dal cervello di un precog. Non so se mi spiego. Ed è questa specie di sufficienza che ha costretto la sceneggiatura ad una deriva un po' piatta (il compromesso), all'inserimento dell'ironia alla "Il lato positivo", senza raccontare il significato di una simile scelta comunitaria ma di travestirla egoisticamente da protezione per sè stessi e la famiglia, riuscendo però, almeno, ad evitare una presunzione che quando si parla di educazione, etica, società e tante altre cose può far si che la situazione sfugga di mano. Oppure che ti esca fuori un gioiellino che qui purtroppo non c'è.

Non so se hai presente quando si decide: prendiamo una pizza? O ci cuciniamo qualcosa? E c'è quello che dice: beh, se prendiamo la pizza niente sbatta! Però spendiamo. Se ci cuciniamo qualcosa è un po' sbatta, però almeno risparmiamo, quindi PER ME E' UGUALE.

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