"La strada meno battuta". Traducendo il titolo si capisce molto di quello che si potrà sentire all'interno del disco. Già, perché questo disco non è semplicemente un album di virtuosismi chitarristici fini a sé stessi, senza capo né coda. E' molto di più, ma questo di sicuro non sarà facile da intuire al primo ascolto. Bisogna digerire il sound di "IA Eklundh" un poco alla volta, quel sound molto spesso più elettronico che elettrico, che non lascia spazio a facili cliché o stereotipi shredders. Questo vichingo è ben altro. A chi si sentisse in dovere di accusare lo svedese di suonare costantemente alla velocità della luce (siamo onesti, questo disco è esclusivamente per pochi folli!) dico solo ciò che penso: se ogni chitarrista ha una sua "voce" con cui si esprime, allora semplicemente bisogna considerare che questa è la sua voce, il suo modo di esprimersi. C'è a chi piace parlare lentamente, fare pause lunghe per aumentare la suspense, e c'è chi preferisce aggredirti con un timbro acceso buttando addosso milioni di parole che creano uno stato di ansia claustrofobica in chi ascolta.

Il lavoro in questione riesce bene a Mathias fin dalle prime canzoni ("Print this!" è pura genialità maniacale!). Aggredisce, ma sempre con il sorriso sulle labbra. Forse questo è ciò che rende così particolare e piacevole questo disco; traspare in mezzo al mare di note che ci piovono addosso tutta l'allegria che caratterizza questo simpatico ometto. Ci mette cuore e simpatia e questa amalgama rende alcuni passaggi quasi degni di una colonna sonora. Come è possibile allora che 60 minuti di assoli indiavolati, suoni strambi e sperimentali mixati a momenti di riflessione acustica finiscano con il diventare un piacevole sottofondo sonoro, dall'atmosfera particolarmente eclettica?

Il segreto credo sia tutto nel modo con cui Eklundh sceglie di esprimersi; se c'è una cosa che il chitarrista del terzo millennio dovrebbe capire per emergere dalla massa informe di fanatici del milione di note, è quella di sviluppare uno spiccato gusto per la sperimentazione a qualsiasi latitudine musicale. Ed episodi come "Fletch theme" o la goliardia di "Insert coin" piuttosto che la danza elettrica di "Samba caramba" sono chiare testimonianze del desiderio dello svedese di viaggiare con la fantasia, farsi trasportare dall'ispirazione del momento senza rimanere ancorati a schemi usati e usurati. E il sound se ne sta lì sospeso in bilico tra lo scherzo e la fantasia, a cavallo di un filo sottile. Mathias Eklundh in questo disco esplora tutto sé stesso, molto più di ciò che può fare nei suoi Freak Kitchen dove è relegato ad avere un ruolo preciso con limiti imposti dal genere. Forse troppo poco per uno spirito selvaggio come il suo. Non cercate di fare attenzione agli assoli o ai passaggi veloci. Cercate solo di ascoltarlo mentre vi parla.

Elenco tracce e video

01   The Road Less Traveled (02:48)

02   There's No Money in Jazz (02:00)

03   Print This! (02:09)

04   Father (03:34)

05   No Strings Attached (01:28)

06   Caffeine (02:11)

07   Fletch Theme (03:47)

08   The Battle of Bob (01:34)

09   Chopstick Boogie (02:45)

10   Toxic Donald (00:43)

11   Happy Hour (04:16)

12   Smoke on the Water (03:44)

13   Insert Coin (01:31)

14   The Woman in Seat 27A (09:25)

15   Ketchup Is a Vegetable (01:29)

16   Samba Caramba (02:25)

17   White Trash Hyper Blues (03:13)

18   Toxic Mickey (00:42)

19   Minor Swing (03:05)

20   One-String Improvisation (00:15)

21   Asteroid 3834 (02:13)

22   Little Bastard (02:39)

23   Difficult Person Music (00:38)

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