Quello che sto per fare rappresenta uno sforzo di memoria tremendamente delicato.

Anzitutto, è uno dei rarissimi casi in cui mamma Internet non è riuscita a darmi una risposta. In anni di ricerca non uno straccio di risultato. E neanche la locandina del film in esame (che io ho ben impressa in mente), al momento risulta reperibile in rete.

Era lo splendido anno 2000, mi trovavo in terza media, e custodivo gelosamente una copia del film "L'Intervista", probabilmente l'unica che esiste. Da dove venisse quel VHS non sono cazzi da cacare.

La regia è firmata Max Bellocchio, cognome d'arte sapientemente adottato per confondersi nella rete con registi omonimi e garantire una percentuale pari allo 0% di comparsa tra i primi venti milioni di risultati nei motori di ricerca. In poche parole, potrebbe sembrare che parlo di un film inventato, quindi è più un contest, che una recensione, chi trova qualcosa su questo stracazzo di film, ha vinto.

Shhhh, inizia. Tika e Penelope sono due pornostar in attività che concedono un'intervista a questo talentuoso regista. E da qui in poi, il film ha poco da dire. O meglio non ricordo molto, ma quello che ricordo lo ricordo con piacere. Tika ci racconta "la sua prima scena di pipì" con un professionista del settore che all'inizio la inibiva, ma poi ha tirato fuori il meglio di lei. Penelope invece, con quei tratti latini e quel naso a forma di portafoglio, racconta come le esperienze con gli attori spesso continuassero anche fuori dai set, ciò a confermare la sua fama di insaziabile latina: sono flashback ad episodi, che raccontano la carriera delle due dive, e dove non manca proprio, proprio nulla.
Niente di chè, ma la fine è sorprendente.

Finito il racconto, a "camere spente", il regista si concede una pausa ed esce dalla casa che fino a quel momento era sede dell'intervista (per andare dove?), e lascia le due attrici con "Mighè", il tecnico del suono fino ad ora rimasto in ombra. Chiaramente nè Tika, nè Penelope, nè Mighè, si voglio far scappare quest'occasione.

Ed ecco che ha inizio una scopata colossale. Peccato che, pochi minuti dopo, nella stanza faccia ritorno il buon Max che, valorizzato da un doppiaggio con accento napoletano, entra rimproverando alla buona Mighè, caduto nella trappola delle due demoni tentatrici. Guarda Max, poi abbassa lo sguardo, rinfila tutto nelle mutande, e porta via la telecamera. Il film se non sbaglio finisce così.

Da quel che ricordo io, la fotografia era il punto forte della pellicola, d'altro canto a tredici anni la prima cosa che si guarda in un porno è la fotografia.








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