L'ultima puntata della serie the next big thing di casa indie-rock si intitola Maximo Park. Il cast è il solito: cinque ragazzi presi dal club sound di Newcastle, impomatati, spediti dal sarto di fiducia e idolatrati da quel po' po' di riviste pseudo-alternative vanto degli inglesi dall'alba dei tempi. Confesso che questa nuova, ingombrante, esagerata ondata di gruppettini from "terra di Albione" sta assumendo proporzioni inaspettate al punto che, copia oggi e copia domani, qualcosa di buono doveva per forza venire fuori. Direi che è sbagliato parlare di cloni (non perchè non lo siano), ma di un movimento che, seppur ricco di sfumature e non privo di forti incoerenze, sta sgomitando a più non posso per ritagliarsi uno spazio difinito e a sè stante, proprio come avvenne una decina di anni or sono con la saga brit-pop.

Ma torniamo ai nostri e al lavoro in questione. È da apprezzare perchè in un disco di trenta minuti, il massimo che un genere come questo possa sostenere per non risultare pesante, c'è spazio per tutti quegli ingredienti che aiutano a cominciare la giornata col piede giusto (non è lo spot di qualche merendina).
C'è il rock, che è un rock parente anni luce dal vecchio stile sex & drug, c'è il pop, che se escludiamo il metal oggi come oggi lo mettono dappertutto, e c'è il punk che ormai è diventato un punkettino docile che fa fashion, agli antipodi dal lerciume e dagli strilli tanto cari a Sid e soci.
Nonostante in generale si respiri un'intensa e diffusa aria di revival, la musica è cambiata, sta cambiando e cambierà ancora, non resta che prenderne atto.
Tra le dieci tracce della playlist si lasciano ascoltare su tutte "Apply For Some Pressure", "The Night I Lost My Head" e "The Coast Is Always Changing", probabilmente la migliore del lotto. Musicalmente i pezzi sono costruiti sulla solita intelaiatura di batteria in quattro quarti con chitarrine in controtempo senza farciture pesanti o un elettronica troppo invadente.

Ideale per ammortizzare le code di prima mattina o per animare il risveglio e onorare la sacralità del rito cappuccio e brioche. Insomma, disco pregevole questo A Certain Trigger.

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