I Mayhem del periodo intermedio, con Dead al microfono ed Euronymous alla chitarra, sono diventati per diversi motivi qualcosa di leggendario; buona parte dell'alone di malvagità che ruotava intorno alla band era però studiato a tavolino dal chitarrista, discografico incompetente ma ottimo manager di se stesso.
Diverse interviste rilasciate a Metallion, autore della zine "Slayer", nel periodo '90-'93 insistono sul ruolo centrale dei Mayhem come fondatori della scena estrema norvegese: di fatto le leggende che giravano attorno al gruppo in questo periodo erano fasulle, come l'esistenza dell'Inner Circe, il carattere militante del black metal, la crociata contro i poser. La storia riabiliterà troppo tardi l'immagine di un uomo considerato dai musicisti contemporanei alla stregua di un pagliaccio, ma osannato dalla generazione di fan seguente. Buona parte del Black della seconda metà dei novanta vivrà infatti del mito di Euronymous e di uno stile musicale sempre più uniformatosi a quello dei Mayhem; questo bootleg ne è la prova.
Realizzato dalla Warhammer Records 666 Hell 666, etichetta registratasi probabilmente per l'occasione, "Dawn Of The Black Hearts" presenta due differenti esibizioni, giustamente ritenute tra le più importanti per il gruppo. In primo luogo il concerto registrato a Sarpsborg nel lontano 1990 dalla line-up classica, la stessa del Live in Leipzig; identica è anche la scaletta, che si divide tra i pezzi del repertorio thrash e quelli nuovi, scritti recentemente. L'occasione era particolarmente importante dato che i Mayhem si esibivano per la prima volta come gruppo dopo l'ingresso di Dead.
Il secondo contributo invece riprende un evento tenutosi nel lontanissimo 1986, a Lillehammer, quando ancora la band non aveva materiale proprio dilettandosi a riproporre le canzoni dei propri idoli: sono presenti due cover dei Venom ("Welcome to Hell" e "Black Metal") e due dei Celtic Frost ("Dance Macabre" e "Procreation od the Wicked").
Nonostante la bontà del materiale proposto, il disco-celebrazione dei Mayhem old-style (sono le due registrazioni più vecchie che abbiamo) naufraga nella mediocrità dei tanti cloni che riempiranno il mare discografico. I pezzi del primo concerto sono suonati bene ma non reggono il confronto con il Live in Leipzig ufficiale, vuoi per la scarsa registrazione, vuoi per l'emozione con cui un novello Dead (di suo non particolarmente loquace) affronta l'audience. Nel confronto col precedente quindi il live a Sarpsborg peggiora i difetti senza aggiungere alcunché di nuovo.
Il live in Lillehammer poi è agghiacciante: non solo si arriva a dubitare che siano i Mayhem a suonare, ma addirittura ci vuole una fede incrollabile per credere che qualcuno stia davvero suonando e non - che ne so - urlando in casa sua, vomitando al bar, e via andare. La registrazione è pessima nel senso che si riescono solo a sentire (o sarebbe meglio "percepire") le urla di Maniac; gli altri strumenti si perdono nel vuoto, quasi una versione scarna e a basso volume dei Sunn O))).
Se non bastasse, oltre ad essere inutile questo disco riesce a dimostrarsi stupido e offensivo. La copertina diventata poi famosissima ritrae il cadavere di Dead fotografato da Euronymous appena dopo il suicidio: oltre alla pena suscitata dalla visione di un ventunenne morto suicida, nasce un certo disgusto dalla consapevolezza che la scena del suicidio fu probabilmente modificata e "abbellita" da Euronymous prima di scattare la sua fotografia propagandistica. Il karma punirà il chitarrista norvegese umiliandolo a sua volta, quando la foto del suo corpo riverso a terra farà bella mostra di sé al processo-Vikerness. Il booklet poi riprende uno spezzone di intervista rilasciata da Arseth pochi giorni dopo la morte dell'amico, in cui afferma che Dead si sia ucciso per via dei poser presenti nella scena. Un logo Anti-Vikerness ed una scritta "Kill Burzum now" completano la raffinata opera.
Forse il disco più brutto di tutta la storia del Black Metal.
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