Chi ha ascoltato nel 2002 McLusky Do Dallas non ha potuto non rimanerne folgorato. E chi non l'ha ascoltato lo faccia al più presto.
Ma ora bisogna parlare di questo—atteso—seguito. Le attese erano grandi, le aspettative contrastanti. E la prova è superata in pieno.
Mettete il cd nel lettore e godetevi la scarica iniziale di «Without Msg. I Am Nothing», con quel chorus ossessivo e bastardo che recita con rabbia «Everywhere I look is a darkness, darkness». «That Man Will Not Hang», il singolo di lancio, si regge tutto su una semplice linea di basso, con lancinanti incursioni di chitarra nel ritornello. «She Only Bring You Happiness» è un gran fottuto pezzo pop, buono anche per passare su Mtv, volendo (ma quale pezzo pop dice «Our old singer is a sex criminal»?). E così via, fra la furia cieca di «Kkkktichens, What Were You Thinking», «Icarus Smicarus» («get out of those shoes and grow wings!»), «Lucky Jim», «1956 And All That» («Your son looks like Michael Jackson!»), «Falco vs. The Young Canoeist» (trascinante scorribanda post-punk) e altri pezzi che invece sperimentano soluzioni nuove, come gli inserti di trombette in «Forget About Him, I’m Mint» e le alternanze piano-forte/vuoto-pieno nella folle «Slay!» e nella conclusiva «Support Sistems».
In generale si nota nei testi un progresso, che include la fulminante ironia del precedente disco, ma la arricchisce di riflessioni più esistenziali, più pessimistiche. L'eloquenza è sempre quella, sfrontata, geniale, spiazzante, stavolta al servizio di una rappresentazione di un mondo che scivola verso il baratro - «I get my msg. / from digital tv, / good consumer...»
Un disco che conserva ma non si ferma, anzi che va avanti in compattezza, maturità, solidità. Capolavoro.
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