No ragazzi, davvero non ci siamo! Avrei voluto - con la mia prima recensione - rendere omaggio a quella che ho sempre considerato una tra le voci più belle ed emozionanti del rock melodico! Purtroppo, dinanzi ad un album come "Hang Cool Teddy Bear", proprio non me la sento di farlo!

Si sono spese fin troppe parole sulla superba produzione del disco, sui suoni limpidi e potenti, sulle tante (utili?!) collaborazioni illustri, ma nessuno ha sottolineato la cosa più evidente (e triste): dove è finito il protagonista? Dov'è il Polpettone? Si è per l'ennesima volta travestito da sosia scadente di Springsteen, da imitazione poco riuscita di Bon Jovi, confezionando un album parodia, che guarda in tutte le direzioni ma non va da nessuna parte, eccessivamente ed inutilmente variegato, che tenta in parte di fare il verso (male) ai passati capolavori, in parte di trovare nuove vie, rubando qua e la modi e stili che a Meat Loaf non appartengono. Il risultato è deludente. Ma entriamo nel dettaglio dei brani.

"Peace On Earth" è uno strano mix di rock americano ed orchestrazione sinfonica, ed il tutto risulterebbe anche azzeccato se non fosse per un orrendo ritornello malamente cadenzato, lontano anni luce dalle epiche elaborazioni Steinmaniane. "Living On The Outside" risolleva un poco le cose: ha un buon andamento melodico di matrice Soul, che richiama alla mente il rock morbido di "Bad Attitude". "Los Angeloser", per contro, è imbarazzante; forse il pezzo peggiore mai cantato dal nostro: ai limiti del pop e con un ritornello da Zecchino d'Oro. "If I Can't Have You" è il brano più Meat Loaf oriented: un crescendo di melodia ed epicità costruito, al solito (e menomale!), sull'intreccio di due voci. Eppure si sente che qualcosa manca, che il pezzo è costruito a tavolino per essere "alla Steinman" ma che non ci riesce fino in fondo, mancando di complessità, ovvero delle volute e dei barocchismi tipici del suddetto produttore/compositore! "Love Is Not Real" è molto simile, nei risultati, al brano di apertura: ricerca l'eclettismo ma trova noia e ripetitività, pur forte dei signori Brian May e Steve Vai alle sei corde. Fortunatamente "Like a Rose", la song successiva, è davvero originale, col suo inizio acustico ed il suo incedere ruvido, quasi Street Rock. Ad essa fa seguito il pezzo più heavy dell'album, "Song Of Madness", nel quale il polpettone ben si cimenta con la voce "cattiva" da metallaro, ed affiancato dai tecnicismi di Steve Vai ricorda molto da vicino gli ultimi lavori del grande Ronnie James Dio (RIP). Bene. Qui finisce il disco in questione! Le restanti canzoni non hanno senso, annoiano perfino, ripetendo malamente la formula precedentemente applicata (hard rock, ballad, Meat Loaf stile ecc...). Neppure l'ultimo brano, scritto dal duo fabbrica hit (e soldi) Bon Jovi/Desmond Child, riesce a rimettere le cose a posto: "Elvis in Vegas" parte bene, sale meglio ma cade sul ritornello, sgradevole e fuori luogo, privo di un qualunque sensato rapporto col resto della canzone. E questo è tutto!

A questo punto mi e vi chiedo: era necessario terminare la carriera con un disco del genere? Per favore, andiamo a riascoltare i tre veri capolavori di Meat Loaf: Bat Out Of Hell I, Dead Ringer e Bat Out Of Hell II.

Elenco e tracce

01   I Want You So Hard (live) (03:10)

02   Break It (live) (04:59)

03   Blind as a Bat (live) (06:21)

04   Amnesty Is Granted [live] (05:12)

05   Rock and Roll Dreams (live) (07:35)

06   Anything for Love (live) (10:01)

07   2 Out of 3 Ain't Bad (live) (06:26)

08   Bat Out of Hell (live) (12:52)

09   Roadhouse (live) (05:59)

10   Why Don't We Do It in the Road (live) (03:31)

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