Siamo a dicembre, in una di quelle sere dove ti chiedi se ti trovi sul serio in Sicilia o nel sud della Svizzera, e questo non solamente per il clima ma anche x la concentrazione di eventi musicali che quella sera colpì la mia città, Palermo (e credetemi, è stato proprio un caso). Era la prima volta che dinnanzi a me appariva un brusco bivio musicale: da una parte la storia solida e granitica rappresentata da Ian Paice, esilarante batterista dei Deep Purple; dall'altra il "nuovo" che avanza o ancora meglio "l'emergente" che aggressivamente vuole farsi spazio.

Questa seconda opzione era rappresentata da un trio di Washington D. C. dal curioso nome "Medications", di cui non solo non sapevo assolutamente nulla ma che da un lato (senza ancora averli sentiti) mi stavano già sulle scatole per il semplice motivo che io, quella sera, avevo già fatto la mia scelta... Ebbene sì, avevo scelto la storia "fricchettoniana" incarnata da quel colosso pocopiù che sessantenne di Paice, ma purtroppo (adesso dichiaro fortemente per fortuna) il botteghino, quella sera, non aveva scelto me, visto che di biglietti nemmeno l'ombra. Profondamente amareggiato volevo quasi tornare a casa, magari dopo una veloce birretta con gli amici... Loro, proprio loro che vedendomi un pò impreparato all' idea di non vedere Paice, mi svegliarono di colpo ricordandomi di quel gruppo che era di scena, per la rassegna "Indiexplosion", in un localino al centro storico...

Col passare dei minuti, mentre ci accingevamo a raggiungere questo "benedetto" centro-storico, crescevano le domande su sto trio di poveretti che da Washington sbarcavano a Palermo, senza essere minimamente conosciuti neanche dagli "indieologi" della città... Sorge una domanda secca: "MA CHI LI HA MANDATI A QUESTI QUA!?"... Mi colpisce una risposta breve e diretta: "LA DISCHORD"...  Contro-risposta: "AH"!! Ohh guarda guarda, la benemerita Dischord e chi se lo aspettava!??". I primi sentori di andare a vedere un concerto "ripiego" piano piano prendono forma nella speranza che Ian Mackaye (leader dei Fugazi e fondatore della Dischord) non ci abbia spedito da oltreoceano 3 brocchi... D'altra parte si sà, la Dischord è la storica etichetta indipendente americana produttrice di diversi piccoli gruppi-fenomeni.

Allora che si fa!? Entriamo dai, che se ci sbrighiamo becchiamo pure la riduzione e magari scrutiamo nel pre-concerto questi 3 sconosciuti. Che poi una volta dentro, lo scenario sembrasse quello di un saloon (ma nel Sahara) era quasi scontato; considerando sempre che dall'altra parte della città c'era quel simpaticone sessantenne di Paice che si dimenava sul charleston. Mentre si dà un occhiata agli strumenti, ancora non imbracciati, io e il mio fedele amico, nonchè ottima guida musicale e sempre al mio fianco in parecchi concerti che vi presenterò con il soprannome azzeccatissimo di "Conte", scorgiamo tre tizi che effettivamente si distinguevano dalla massa: magliette a maniche corte e pantaloncini (mahh)! Alchè l'ironia prende il sopravvento quando uno dei tre (batterista) incomincia a fare, poco prima di salire sul palco, uno stretching molto intenso su di un pilastro del locale; evidentemente, picchierà così duro che non vorrà strapparsi, pensammo io e il conte: mai tale previsione fu così azzeccata! Una volta saliti sul palco incominciammo ad inquadrarli bene singolarmente questi personaggioni: il cantante\chitarrista Davin Ocampo sembrava un fottutissimo cartone animato dal dinamismo statico, nel senso che faceva tutti i movimenti possibili in un cm quadrato; poi ci stava quello spilungone di Chad Molter (bassista), molto somigliante a quel pupazzo della pubblicità dei blue jeans; e infine quell'armadio sei stagioni del batterista Andrew Becker (quello che stava abbattendo il pilastro facendo stretching).

C'è da dire che, almeno sulla loro produzione discografica, c'eravamo informati arrivando al risultato che nel 2004 avevano rilasciato un Ep "Medications", mentre appunto nel 2005 avevano dato alla luce l'album che presentarono nella serata in questione ovvero "Your Favorite People All In One Place". E infatti partono proprio con un pezzo del nuovo album (Surprise): una ballata "indie" densa di accelerazioni e graduali frenate; inizialmente il sound sembra un pò sporco e con parti quadrate alla Sonic Youth... Con il passare dei brani il dinamismo e i notevoli stacchi di ritmo prendono il sopravvento, insomma incominciano ad alzare il volume e a colpire il bersaglio, forse pure troppo, visto che, dopo una buona mezzora dall'inizio voltandomi mi trovo "il conte" semplicemente sbalordito con i pollicioni alzati in direzione del batterista (si sofferma molto spesso su quelli essendo anche lui batterista). Proprio dopo la prima mezz'ora mi rendo conto di avere a che fare con dei musicisti, prima di tutto estremamente affiatati tra di loro e molto coordinati nei vari passaggi tra ritmiche sempre varie e spesso e volentieri ornati da arrangiamenti un po' "sbarazzini", considerando anche che la velocità di esecuzione dei pezzi è da infarto... Ma zitto zitto quatto quatto sopraggiunge l'imprevisto: salta il "Mi" al chitarrista e quasi quasi mi aspettavo una chiusura del pezzo quantomeno d'emergenza... Macchè, loro sono ragazzi che sanno cos'è lo show e allora il "pupazzo" Chad al basso e "l'armadio" Andrew alla batteria si mettono ad improvvisare senza nessuna esitazione e soprattutto senza nessuno strappo dopo l'imprevista rottura della corda di Davin, il quale una volta a posto, lancia uno sguardo ai due smanettoni\improvvisatori, e senza far smettere di suonare riattacca dal punto preciso in cui era capitato l'incidente: cazzo che show! Sembrava quasi che avessero messo indietro il disco, anche se in mano non avevano un lettore ma degli strumenti e a proposito: l'acustica (croce e delizia dei live), che di solito risulta molto deludente in quel locale, quella sera era perfetta!

I nostri giovani americanini si dimostrano anche generosi eseguendo brani dell'ep sfiorando le due ore di concerto, ma senza annoiare, anzi quella trentina di persone presenti (scommetto, anche loro rimasti senza biglietto per quel batterista di cui non mi ricordo più il nome) inziano a rumoreggiare e a stringersi attorno al palco per dimostrare a quei tre sconosciuti che si stavano facendo conoscere più che bene offrendo le loro qualità in modo puro, cristallino... E se queste qualità sono supportate da una buona dose di umiltà, che secondo me ogni band emrgente deve avere, allora lì si spiega il fatto che tutta la gente presente (nessuno escluso) si è messa, a fine concerto, in fila al merchandising per aquistare quest'ottimo disco "Your Favorite People All In One Place", anche se bisogna annotare che non rende quanto il live, ma questo signori è tutto merito dei tre sconosciuti che, a differenza di tanti altri gruppi indie già visti da me, sanno emanare dal palco pura energia sovrapponendo un grande affiatamento ad una discreta tecnica.

A concerto terminato, non facevo altro che ripetere dentro di me una sorta di preghierina di ringraziamento che faceva più o meno così: "Bravo botteghino, grazie innanzitutto per non avermi scelto e anche per aver fatto vincere, almeno una volta, il nuovo che avanza o meglio l'emergente sulla storia solida e granitica ma ormai passata e strapassata"... E poi evidentemente, quella sera, io ed il conte eravamo destinati, inconsapevolmente, ad essere scelti da tre GRANDI sconosciuti!

Carico i commenti...  con calma