Nel 1990 i Megadeth, dopo l'ennesimo cambio di line-up, trovano una stabilità e un affiatamento unici con l'innesto in formazione di due assi assoluti del calibro di Marty Friedman (che ha appena sciolto i Cacophony con l'amico Jason Becker e nel 1988 ha esordito individualmente con il bellissimo album strumentale "Dragon's Kiss") alla chitarra solista/ritmica e Nick Menza alla batteria. Due musicisti di valore inestimabile che rinforzeranno non poco l'intelaiatura compositiva dei brani del gruppo; brani dei quali, in un momento di grazia strabiliante e irripetibile (e complice, probabilmente, anche l'uso di qualche sostanza chimica ma non voglio sminuire assolutamente il valore dell'artista con questa mia affermazione...), Dave Mustaine è la mente leader e l'autore.
Entrambi, sia Friedman che Menza, sono fondamentali per comprendere il tasso tecnico che viene raggiunto con "Rust In Peace", uno degli album Thrash (e Metal in generale) definitivi.

Ma passiamo all'analisi delle singole composizioni di questo magnifico platter. Si aprono le danze con "Holy Wars...The Punishment Due" e già l'intro è una dichiarazione di intenti ed una dimostrazione forte della caratura tecnica di esecuzione dei quattro musicisti; il brano per tutta la durata affascina ad ogni riff proposto e sostanzialmente è il pezzo perfetto di apertura per un album di questo valore e diventa da subito un classico intramontabile della band, suscitando forti emozioni ad ogni riproposizione live.
"Hangar 18" è un altra canzone letteralmente da sogno con quella serie infinita di assoli nel finale che ti fanno capire immediatamente come si deve suonare ottimo Thrash. Una lezione unica di stile e classe compositiva. L'intro di "Take No Prisoners" è così perfetto che è impossibile chiedere di meglio ad una band (e infatti nessuno si azzarderebbe a chiedere di meglio visto che stiamo parlando di brani musicalmente perfetti); tutta la canzone resta su standard qualitativi di eccelenza assoluta. "Five Magics" e "Poison Was The Cure" sono stupende anch'esse e ci portano agli altri capolavori dell'album quali "Lucretia" e "Tornado Of Souls": classici tra i classici in grado di entusiasmare ad ogni ascolto.
Il break di basso di "Dawn Patrol" si colloca al momento opportuno ed è un ottimo brano di passaggio che ci trasporta all'apoteosi finale di "Rust In Peace... Polaris", una delle canzoni simbolo dei Megadeth e di tutto il Metal in generale, vero e proprio inno iniziatorio per i fans sparsi nel mondo.
Una menzione speciale è anche da attribuire ai testi che trattano temi importanti come ad esempio la guerra (e le giuste critiche ed accuse mosse ad essa) con un'ottima intelaiatura narrativa e quindi, oltre alla musica, si possono apprezzare liriche di forte pregnanza e valore qualitativo elevato; Dave Mustaine con questo album si conferma infatti un buon autore di liriche oltre che, ovviamente, un distinto chitarrista.Date un occhiata al Booklet del disco e ve ne renderete conto.

In conclusione questo album è di una bellezza assoluta e per chi vuole ascoltare dell'ottimo Thrash e, più in generale, del Metal di grande qualità rimane una tappa obbligata e fondamentale. A 15 anni dalla sua pubblicazione resta perfettamente inalterata la sua freschezza e immutato rimane il suo fascino.
Il Techno-Thrash (Nda:con questo apparente strano termine, non da me coniato ma bensì dalla critica "metallica" specializzata si intende, per chi non lo sapesse, la frangia stilistica del Thrash più tecnico, articolato ed intricato) è qui al suo massimo sviluppo e padronanza compositiva. Impossibile non rimanerne ammaliati ed attratti.
Segnalo in ultima analisi l'edizione Rimasterizzata e Remixata di "Rust In Peace" del 2004, curata da Dave Mustaine in persona, con l'aggiunta di 4 bonus-tracks ("My Creation" e le versioni demo di "Rust In Peace... Polaris", "Holy Wars...The Punishment Due" e "Take No Prisoners") da associare all'edizione originale del 1990.
Un bellissimo dittico che arrichirà non poco la vostra collezione.

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