Psichiatria canaglia [Megalomania Plutocratica]

 

Spensieratamente: uno tra i dischi più improbabili mi sia giammai permesso il lusso di acquistare e reiteratamente origliare, incredulo di tanta vacua avulsità intrinseca, alla vana ricerca di qualcosa (pressoché qualsiasi cosa) da mnemo-canticchiare.

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La sostanza è quella su esposta: prego i gentili Signori De-Lettori, pertanto, d'abbandonarmi tranquillamente qùà. Coloro i quali [amici, colleghi di ricovero, perditempo] decideranno di proseguire lo faranno a proprio rischio e Jap-pericolo; nella eventualità persevererete nella proto-elementare lettura saranno, obiettivamente, Cavolacci Vostri.

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Non si esce affatto vivi dagli anni ottanta [Nostalgia Canaglia Pt. 2]

E già!

Perché Cari i miei squinternati quanto cordiali De-Amici dello spupazzevole Metallo più or meno incandescente, quando si è poco più chè davvero giuovincelli (anno di sortita di cotanto inenarrabile musico-"caposaldo": 1981) rendersi conto a subitanei posteriori d'aver in siffatta maniera dilapidato la pingue règalia frutto dell'ennesima visitina alla sempre giovialmente sorridente nonnina risulta quantomeno struggente sé non del tutto ercatoclasta (chè, sia chiaro, non vuole dire nulla: però mi piaceva il suono).

Nonostante ciò (ma siete proprio certi di voler proseguire nella aberrante lettura ?) e nonostante la "Stagione Megalomanica" sia ahinoi pesantemente obnubilata {oramai lo scontro lussureggiante tra acuminati Gormiti e lascive Winx la fà da padrone nei microcefali stivalizzati}, quasi cèlata, dal neutro et livellante trascorrere dell'inscalfibile tempo, è ancora qui chè in qualche seppur subdola maniera gironzola intorno: fa parte, ancorché in modo scarsamente signifi*ativo, della mia vituperata esistenza ed è pertanto cosa buona e giusta riconoscerne e porne in risalto, seppure a distanza di plurimi anni-luce, eventuali vizi (invero parecchi) e improbabili virtù (francamente indecifrabili).

A parziale "scusante" dell'origine cagiuonante l'inascoltabile acquisto e della imbarazzante logica che mosse verso cotanto ardito passo, sarà opportuno porre quadro-cronologicamente in risalto la natura medesima dei musico-tempi testé rispolverati.

Erano (non Vi siete ancora annoiati della ridondante et muffologica lettura ? Io sì), decisamente altri spensierati et giuoviali de-tempi: quando all'epoca della pubblicazione di questo improcrastinabile quarantacinquegiri [per i più bisognosi di Topexan/brufolosi: si trattava di circolari et generalmente black-cromati supporti musicofili di natura vinilica, di misura morigerata {quelli dal diametro più abbondante - di dischi - erano nomenclati, si badi ben, trentatrègiri: chè poi non ho mai capito perché quelli più piccoli dovessero girare più velocemente rispetto a quelli più circonferenziati chè andavano assai più adagiuo: vallo à sapé (vallo)}], si parlava di rete, perlomeno dalle mie proto-insulari parti, l'associazione ideale portava direttamente all'amico del Cugino Luigi (e degli allegri personaggi della sua sgangherata barca lignea) chè una sera giunse à Noi, baldanzosamente euforico, con in groppa cotanta obesa Cernia dal peso di quindici-e-rotti-kili-circa: ammè (sé devo essere sincero) dispiaceva per la povera et esangue ittica preda: contento Lui.

In pratica: oltre al fondamentale e coalizzante passaparola tra coetanei e sudaticci scavezzacollo assortiti, si brancolava musico-criticamente dalla opportunità visionaria generosamente proffertaci dalle appena sorte "televisioni private": una autentica manna dal cielo per noi miserabili et cenciosi poppanti, il qui unico attimo di godimento TV-istituzionalizzato sussisteva il giovedì sera - quando ti consentivano di vederlo, of course - [in contemporanea, alle 20.30, c'era quel mica tanto erudente Quiz di Mike BuonGiuorno sul "Programma Nazionale" - la attuale Rai1 - à minare la nostra intima giuoia] con il celestialmente màravigliuoso SuperGulp!

In virtù della nascita e proliferazione di queste fummo perciò letteralmente inondati e/o salvati (ancorchè irrimediabilmente "guastati") dalla tele-inedia più totale da tutta una serie ipoallergenica di pro-adolescenziali "produzioni" (le più sfiziose d'origine Sol Levantifera) chè pur rasentando il ridicolo, albergavano a monte e a valle dei propri impresentabili episodi (perché i Mostri di Gomma con i quali si scontrava il lungocrinito Megalomen erano spettacolarmente ridicoli) sigle più o meno baciate dalla qualitativa "fortuna" quale quella di cui testè m'onoro di vaneggiare:

"Megaloman (Megaroman) è il nome del supereroe di una serie TV tokusatsu di science fiction/supereroi/kaiju" (Fonte Wikipedia)

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E' notorio: non si esce vivi neppure dagli anni novanta [E Neppure Dai Septanta]

 

Orbene, dopo tanto illeggibilmente vacuo panegirico, passerei (perché nò) ad oralizzare cotanta iridescente Opera Prima (e spero anche unica) dell'arditamente avanguardista Ensemble denominato Megalosingers; in primo stato-à-luogo, dopo aver appositamente (ri)spolverato [per correttezza e dovere di cronaca] il vinilino in questione mi sovviene urgente, quasi bruciante, che costoro hanno scelto propriamente un appellativo fortemente audio-castrante: MegaloSingers (anche sé baciati dalla fortuna in virtù d'un successo di vendite interplanetario) non potevano, dopo cotanta eroica sigla, registare alcunché di natura differente: ce li vedete i Megalosingers à decantare le lodi per i "concorrenti" Jeeg Robot D'Acciaio e/o Mazinga Z ? Assai improbabile (antzichènò)!

Perché, Cari Lords appassionati e non di fini abulie catodiche, questo Disco, nonostante i quasi trent'anni di forzosa deprivazione, per citare letterato e dotto, risulta tuttora una latinista "Defecatio Ad Libitum": suonato letteralmente da ratti (che in genere suonano assai peggio dei cani: sempre con tutto il rispetto per i quattrozampe-dotati animala) e forse anche ulteriormente penalizzato e corredato (oltre il danno la beffa) da un testo (si apprezzi l'estratto di qui sotto) prossimo al delirio d'onnipotenza Megalomanico*,

"Sei l'eroe di tutti noi,
grande come l'immensità,
forte come la verità

ME-ME-GA-GA-LO-LO-MAN,

MEGALOMAN"

Una suono-struttura portante panthalassamente (mono)neuronica composita da una linea di basso, chè definire semplicistica è esagerare in svolazzevoli complimenti, reiterata inenarrabilmente per tutti i complessivi tre-minuti-ventisei-primi al cui fianco scorgiamo l'azzardato intrecciarsi dei cori femminili chè scandiscono l'aberrante testualità, sui quali una voce (maschile) portante ripete solo ed esclusivamente il nome del nostro Eroe dagli occhi solarmente dorati, ad esacerbante, sfinente, logorante infinitum.

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Chi l'ha detto chè non si esce vivi dagli anni ottanta [Inusitati sviluppi] ?

 

Eppoi dicono chè oggi nessuno sé li compera più i dischi: grazie al pinzellacchero! Prescindendo dal fatto chè essi (i vinilici supporti) costano oramai tre occhi della testa, ma soprattutto consci d'aver sorbito cotante torture in età innocente (con tanto di correlativo colpo di tubo: il quale ti veniva affibiato, non senza una certa qual ragione, cranicamente sé scassavi più del normale/dovuto/necessario) essendo tuttoggi vieppiù traumatizzati et scafati prima si vaglia e poi (forse) si (più or meno) incautamente acquista!

Ad ogni modo: che la chiomo-fluente Fiamma di Megalopoli Vi incenerisca (e incenerisca, visto chè c'è, anche i Sonhora chè scopersi, mio malgrado, qualche giorno addietro)!

*nota ad uso et consumo dei soli ed impenitenti Trotzkisti: chè, non vorrei sembrare irriverente, a dirla tutta, à livello di mero delirio testual-espressionista mi pare s'avvicini parecchio alle tesi incarnate et propagandate dal noto plutocratico di (s)fiducia chè - con seria probabilità - ci guiderà nei presumibilmente ricchi et sfondati prossimi cinque anni

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