Non è facile recensire un album di Willie Dixon. Un po per l'importanza di quest ultimo, un po perchè dovrebbe essere annoverato come uno dei pilastri del genere e troppo spesso viene dimenticato, un po perchè un contrabbassista cantante nel Blues non lo vedi tutti i giorni. Il Chicago Blues deve molto a lui, e lui deve molto al Chicago Blues. Basti pensare alle tante canzoni che sarebbero diventate successivamente pane per i gruppi Rock a venire, come scordare i Led Zeppelin, i Doors e i Yardbirds in primis, ma anche gli Allman Brothers.

Willie è un ragazzone nato nei pressi del Mississipi, di grande stazza (qualcuno ha detto B.B.King?), al punto da aver intrapreso la carriera da pugilato. Guai per lui se avesse avuto successo in quel campo, ci avrebbe privato di uno dei piu grandi interpreti della musica Blues. Sembra che sia stato anche imprigionato per aver rifiutato di prender parte alla Seconda Guerra Mondiale. Ma torniamo a noi. 1959. Willie Dixon si appresta a pubblicare il primo album, con l'ausilio al piano di un amico nonchè altro grande artista, Memphis Slim, tant è che il titolo originario del disco include anche il suo nome. Si tratta di Willie's Blues, che si presenta gia con una copertina nera, nera come lo stato d'animo del cantante/contrabbassista, stato d' animo che verrà sprigionato da una voce calda, nera e malinconica come solo il Chicago Blues sapeva offrire. In basso a destra nella copertina emerge prepotentemente Willie al microfono. Quello che piu colpisce al primo impatto è la straordinaria compattezza sonora e gli straordinari equilibri tra gli strumenti, parliamo del contrabbasso del cantante e del piano si Slim, ma non solo, il sassofono di Al Ashby e la chitarra di Wally Richardson. 12 pezzi, nessuna canzone sotto tono. Si apre il disco con Nervous, dove compare una strabiliante prestazione vocale dovuta ai balbettamenti di Willie, ad evidenziare uno stato confuso e appunto di nervosismo. Grandi episodi le movimentate That's My Baby, le strumentali Slim's Thing e Go Easy con uno straordinario Memphis al piano, la ballatona strappamutande Sittin' and Cryin' the Blues e il talking blues Hookeriano di I Got a Razor.

Insomma, un disco che risulta molto meno datato di altri dello stesso anno, basti ricordare House of The Blues di John Lee Hooker sempre del 1959, in cui si evince una discrepanza stilistica e sonora forte rispetto a Willie's Blues.

Willie morì nel 1992 di infarto, solo due anni dopo fu inserito nella Rock and Roll Hall of Fame, a rappresentare insieme forse a Muddy Waters uno degli artisti piu influenti per il nascente Rock 'n' Roll che ci siano mai stati, e che pur senza accorgene, ritroviamo in tutti i gruppi Hard Blues Rock dei decenni successivi.

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