Sarà (sicuramente) à causa della mia obsoleta/bisunta struttura mononeuronika la quale non consente di apprezzare la evidentemente sostanziale liaison tra l'obnubilato apparato cinematico Viscontiano (Luchino, of course) inscenato né "Lo Straniero" (1967) [Anna Karina (Marie), Georges Geret (Raimond) e il ‘nostro' Mastroianni (Mersault, appunto)] con cotanta rosso-crociata [la fitta coniferaglia Zurighense costituisce il Loro integerrimo habitat] quanto abominevole, indigesta, putrescente, informe suono-triade*; una insalubre e non meglio identifi*ata suono-paludaglia: la ancestrale pantalassa sgorga copiosa e (im)materica, torbidamente inesorabile dai depauperati coni altoparlantiferi.

Sarà (magari) chè ci si trova innanzi à soli trois esacerbanti, inafferrabili, tortuosi, intimamente tellurici som-mo[vi]menti: uno più improbabilmente e sconsideratamente (e)scatologico [Ehilà Ené] dell'altro. Impalpabili ectoplasmi contrabbassistici, inestricabili percussaglie (spesso affatto percosse) sparse tra convulsi electronics e guarnizioni di chitarra trattata/grattugiata per un cocktail (medicamentoso) che corroborerà le Vostre disinibite e spensierate muzak-nottate (fatto salvo il positivo giungere alla susseguente alba).

Sarà (altresì) ché non essendo uno psycotropical-aficionado non saprei con plantigrado/farmacologica esattezza che tipi di d(e)roghe occorra assumere (o licenziare) per giungere infine vivi e veget(al)i alla fine (anche) della prima "allegra" mezzoretta costituente il first sommamente esacerbante frammento-esperienza che ci accoglie [titolo: "Untitled" (echèvviaspettavate qualcosa à là "Five O' Clock in The Morning" ?), ovvio nò ?]: da sobrio (o presunto tale) ammetto candidamente d'aver inizialmente pagato doloroso quanto doveroso dàzio: l'avulsamente primitivo, apparentemente indefinibile improv-astrattismo chè apre le nebulosamente fosche quanto tetraplegiche danze repelle et avvinghia al contempo come da tempo immemore non accadeva.

"Sarà quel chè sarà" (Ricchi & Poveri Docet) ma stò dèsolante pùrgatorio propugnato dai Trois allucina(n)ti Flying-Suisserlanders (emmica solo gli Olandesi svolazzano) rappresenta uno tra i suono-totem più rabbrividenti e contestualmente affascinanti mi sia capitato di captare dallo spazio profondo negli ultimi sette-e-passa lustri di (bùcolica) vita vissuta.

Sarà (infine) chè costoro potrebbero (anche) essere De-Friends della (Bella?)[Madamoisella?]Kosmella ? Sé così sarà (..lo sò: ci voleva "fosse": come faccio à tenerVi desti sennò ?) diverranno obbligatoreamente anche "Amic(h)i Miei" (Atto IV o Quinto: Fate Vobise).

 
*Tomas Korber - guitar/electronics; Christian Wolfhart - percussion; Christian Weber - contrabbass

Carico i commenti... con calma