Giravo giravo e giravo e giravo ancora su una sedia. Venivo inziato a smash degli Offspring, ai Beastie Boys, ai Wu-Tang Clan, ai Cypress Hill e non capivo molto, non potevo capire. Il mio amico Vanja portava jeans consumati e ad altezza uccello e faceva numeri da bmx su una mountain bike. A me avevano rifilato una bici sovietica che per frenare dovevo pedalare all’indietro ma era una bici da grandi e mi sentivo grande anch’io.


Giravo su una sedia e il mio amico Fedja girava con me, anche lui non capiva molto i Cypress che cantavano insane in da membrane. Io e lui scorrazzavamo per strade di terra battuta e andavamo a comprare gomme da masticare, le orbit al gusto frutta, che frutta poi non si sa. Letteralmente un’overdose da orbit alla frutta. Poi giocavamo a badminton quelle due ore per smaltire gli zuccheri.


Giravamo su una sedia e cantavamo, eravamo dentro alla musica, c’era della magia. Lui metteva questo disco favoloso nello stereo portatile e ci guardavamo negli occhi. Poi il gioco partiva da solo, giocavamo a chi faceva più lo stupido. Ad ogni suono una reazione diversa, una scoperta, una piroetta cerebrale che si trasforma in un sorriso ancor più largo.


Ed ora che ascolto questa stessa musica con una membrane non più vergine torno a girare e girare. Mamma mamma i miei ricordi cadono a pezzi di fronte a me formando un mosaico di tasselli indecifrabili, come queste melodie. Ma andando al di là del valore affettivo che mi lega al disco, riascoltandolo ho la netta sensazione che sia un capolavoro nel suo genere. Non si può ascoltarlo e rimanere indifferenti, se ascoltato per intero provoca uno sconquasso interno.


È un’esperienza, un viaggio in un’altra cultura, una cultura astratta che non c’è e vi spiego perché. Il gruppo (un duo) di San Pietroburgo fa un uso massiccio di campioni presi dal mondo della musica, del cinema, della televisione e forma collage emozionali. Una montagna russa, LA montagna russa. Elettronica che serve come sfondo ad una psichedelia irriverente mai banale. La loro è una sperimentazione trasversale, surf, boogie, ballate acid-jazz, soul, valzer, tarantelle, insomma è inutile provare a sparare a caso come sto facendo qualche genere anche perché la musica dei Messer è camaleontica, muta in fretta, si prende pause, ti piazza risate o urli o siparietti a casaccio e ti lascia intontito.


Se devo fare un paragone dico Fat Boy Slim, ma qui mi dispiace siamo a livelli di figaggine più elevati. Easy listening cibernetico, che guardava al futuro e lo faceva retrospettivamente, pescando da quello che la televisione e la cultura di massa rigurgitava sotto forma di sterco per trasformarlo in oro. Esprimendo emozioni nella maniera più leggera possibile, riuscendo a trasmettere una serenità che vi sembrerà di stare a scherzare col vostro amico d’infanzia.


Ma direi che posso anche lasciar parlare la musica, vi metto dei samples, anche se su youtube si trova molto poco dei loro lavori, specie i primi. Questo risale al 2000, ci sono 15 tracce una più bella dell’altra.

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