HIStory, Past, Present and Future.

A prima vista potrebbe sembrare un simpatico gioco di parole (HI=ciao! Story=storia, traduzione per i più ingoranti) invece è il titolo di un altro fantastico e spumeggiante album di Michael Jackson. Allora prima di tutto un pò di note HIStoriche:

  • Questo album si pone cronologicamente nel 1995;
  • 3 anni dopo "Dangerous";
  • 8 anni dopo "Bad";
  • 13 anni dopo "Thriller";
  • e molti, molti anni dopo "Off The Wall".

Allora si parte. Dunque in questo periodo MJ era già considerato come il King of POP e pareva logico associare il disco degli inediti al disco dei Greatest Hits. Purtroppo per i numerosi fan questa scelta costò loro molti "bagheroni" come diciamo noi qui a Carrara. In questa recensione mi occuperò soltanto degli inediti visto che l'altro CD contiene canzoni che dovrebbero essere iniettate nelle arterie di chi ci capisce qualcosa della musica.

Il disco parte cattivo con il duetto fra Michael e dalla splendida Janet intitolato "Scream" con molti effetti futuristici ben azzeccati in con cui MJ vorrebbe dire basta alle critiche e ai continui e presunti scandali per il colore della sua pelle un ottima canzone per giovincelli ma non ascoltabile da quelli che sono abituati ai suoni classici. Si continua con "They Don't Care About Us", un altra canzone autobiografica che condanna il razzismo (esatto come "Black or White"). Bell'intro con i bambini che intonano le strofe del ritornello. Improvviso cambio di stile con "Stranger in Moscow": intro con pioggia battente, ritmo lento e pacato, voce fine e fredda... un capolavoro con con la "C" maiuscola !!!!!!! Si passa poi ai solito pezzi ritmici con "This Time Around", un pezzo ballabile che non da però quel coinvolgimento a cui le canzoni di Michael ci hanno abituato. Si continua con un'altra perla, una canzone da 10: la splendida "Earth Song" caratterizzata da un ritornello performato da coro che assomiglia ad un lamento. Non eguaglia "Immagine" di Lennon però ci si avvicina notevolmente. "D.S" è fatta di schitarrate performate da Slash (forse) in cui Michael prende in giro con molti doppi sensi l'avvocato che lo accusò di molestie sessuali.

"Money" è un pezzo Hip Hop abbastanza sottovalutato in cui MJ ci ribadisce che il mondo è tutto fondato sui soldi: se ce li hai sono tuo amico, altrimenti vai a farti fottere. Si passa poi ad una cover dei Beatles risalente al 1989 (la canta in MoonWalker, il film). Buona performance di MJ che non ha nulla da invidiare ai Beatles ma per molti purtroppo non è così. Si passa alla splendida "You Are Not Alone", una ninna nanna in cui MJ verso la fine sfoderà un assolo di voce che propriamente spacca i vetri. Un'altra perla da Greatest Hits. Arriva un brano dove Mike spiega con una melodia dolce che non ha avuto un infanzia e che riesce ancora a stupirsi davanti alle cose semplici. Ascoltabile dai fan, non dagli "estranei". In "2Bad" Jacko prova effetti futuristici che purtroppo lo penalizzeranno qualche anno dopo (Invincible) ma ahimè nessuno lo poteva sapere a quell'epoca. "Tabloid Junkie" è un ottima canzone in cui il nostro spiega che non tutto quello che dicono i giornalisti è vero (ci risiamo) ed è caratterizzata da pezzi ritmici e veloci. La title track è l'ultima canzone degna di nota (anche perchè sinceramente "Little Susie" e "Smile" anche se apprezzo Jacko quasi come un fan, me le attacco dove non sbatte il sole). Inizia con trombe che ricordano molto la marcia militare e prosegue con la classica scaletta delle canzoni di Jackson: minimalismo all'inizio, "esplosismo" di cori alla fine.

Tirando le somme possiamo fare i nostri complimenti a Michael Jackson che come sempre sforna capolavori degni di entrare nella storia, o meglio nella HIStoria della musica. E con la mitica frase di Forrest Gump chiudo la mia recensione: "...e non ho altro da dire su questa faccenda. Sono un pò stanchino".

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