Tre anni dopo aver lasciato il corpo di polizia, Will Graham (un giovane William Petersen non ancora capo della scientifica di las Vegas), viene convocato nuovamente per contribuire alla cattura di un pericolosissimo serial killer, "Tooth Fairy" (dente di fata), il quale agisce nelle notti di luna piena e ha sterminato e torturato (nel suo modus operandi rientra l'inserimento di schegge di vetro nelle pupille) già due intere famiglie. Dotato di un sesto senso, Graham non ha mai usato metodi convenzionali per le sue indagini e per questa nuova sfida si affiderà anche al dottor Hannibal Lektor, noto psichiatra con tendenze cannibaliche, da lui stesso arrestato prima del suo pre-pensionamento...
Riduzione cinematografica più o meno fedele di "Red Dragon" di Thomas Harris, questa pellicola è spesso ricordata di riflesso, offuscata dal remake ("Red Dragon") con i bravissimi Edward Norton e Ralph Fiennes. Quest'ultima versione, indubbiamente bella, si distacca notevolmente, tuttavia, da quella che sto recensendo, avendo una minore introspezione psicologica, che lascia il posto ad un tessuto tipico del thriller americano, con i suoi tempi e le sue caratteristiche. Anche la figura del serial killer, dente di fata, è ritratta in modo diverso: freddo e calcolatore nel film di Mann, impacciato e catatonico nella versione di Ratner.
Ma la differenza più grande risisede nella figura, marginale e centrale allo stesso tempo, del dottor Lektor\Lecter: iconografica è la caratterizzazione che ci regala lo straordinario Anthony Hopkins e il suo gelido sguardo; Mann, invece, depotenzia nel suo film la figura dello psichiatra, seppur ben interpretato da Brian Cox, privandolo di quella doppia natura e di quel carisma a cui ci ha abituato, invece, Jonathan Demme.
Nonostante il paragone, inevitabile, con il suo remake, il film di Mann è unico e a sè stante: in Mann c'e la perfetta padronanza dei mezzi tecnici, una mirabile accuratezza nella creazione di situazioni angoscianti e di estrema tensione emotiva. Dente di fata (un bravissimo Tom Noonan) è spesso inquietante, nonstante le sue efferate azioni siano maggiormente accennate che nel remake.
Splendida è la fotografia di Dante Spinotti, che ci regala delle ambientazioni oscure e malsane, scorci mozzafiato e inquadrature di buonissima fattura; buona anche la colonna sonora, tra cui spiccano gli Iron Butterfly che accompagnano con il loro brano le scene finali.
Un film molto interessante per gli amati del thriller e per gli estimatori della trilogia lecteriana: un'opera diretta ed essenzale, tanto da apparire grezza se paragonata alla patinata versione moderna, ma di sicuro effetto e dalle atmosfere sicuramente affascinanti.
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The_dull_flame
23 ago 08jackskellington
23 ago 08ajejebrazorf
23 ago 08psychopompe
23 ago 08Blackdog
23 ago 08P.S. -Ajeje como la mettiamo con l'adrenalinico nichilismo d "Vivere E Morire a L.A.", del sommo Friedkin? Saludos Oggi Not Sanno Più Fare Polizieschi a Hollywood.
ajejebrazorf
23 ago 08Blackdog
23 ago 08Fidia
24 ago 08S4doll
25 ago 08Roby86
25 ago 08Senmayan
4 mar 09teenagelobotomy
27 lug 11hjhhjij
27 lug 11