Mi inserisco subito in questa nuova sezione di DeBaser suggerendo un libro uscito da appena un mese e che ho terminato pochi giorni fa. Sto parlando de "La Ricerca della Felicità" di Michel Houellebecq. Non si tratta di un'inedito, bensì di un collage fatto dalla Bompiani, la sua casa editrice italiana, di tutte quelle opere finora rimaste inedite qui da noi - nella fattispecie, interventi su giornali e riviste, raccolte di poesie e saggi brevi -, che hanno come oggetto e comune denominatore la sofferenza esistenziale dell'uomo moderno, elemento cardine e approccio caratteristico della poetica del cinquantenne scrittore francese. Per chi non lo conosca, Michel Houellebecq si è presentato sulla scena letteraria europea all'inzio degli anni Novanta con dei romanzi dagli ampi connotati filosofici e sociologici, aventi tutti come tema principale le contraddizioni e le frustrazioni dell'occidentale medio, quello che "ha una vita come tutte le altre, un lavoro come tanti altri, e che talvolta, come spesso succede, cade in depressione e abbandona tutto".

I suoi romanzi, così come le sue gelide raccolte di poesie, non sono certo di facile lettura e chi cerca personaggi ben delineati e trame appassionanti rimarrà forse deluso: il massimo che questo scrittore riesce ad inserire per movimentare i suoi racconti sono elementi comunque ben ponderati di ucronica fantascienza. Il suo secondo romanzo, "Le Particelle Elementari", immaginava un futuro dominato da esseri asessuati che si erano liberati dell'infelicità semplicemente eliminando la riproduzione sessuata e i dolori del parto, contrapposto ad un presente in cui dilagano noia e distruzione, e in cui gli individui vivono nella solitudine e nel dolore sopraffatti da un sistema sociale che li condanna alla competizione in tutti gli ambiti dell'esistenza; ne "La Possibilità di un'Isola" il futuro appartiene invece ad esseri completamente anestetizzati al dolore di vivere che passano i loro giorni in una sorta di Nirvana, ed hanno dimenticato l'amore, il desiderio e il dolore, ciò che oggi più ci preme di tenere in vita e che, a detta dell'autore francese, ci fa più soffrire, ma anche ciò che più ci rende, nel vero senso del termine, "umani". Ciò che contraddistingue lo sguardo critico di Houellebecq è senz'altro un pessimismo storico, oltre che ontologico. Se da un lato, parimenti ad altri autori contemporanei, Houellebecq si confronta con i problemi etici e scientifici sostenendo il progresso tecnico ed anzi avanzando spesso nei suoi romanzi una visione della società dominata dalla tecnocrazia, dall'altro l'autore è consapevole della direzione che la scienza ha intrapreso, e sa bene che l'anestetizzazione e l'uccisione della sensibilità e del dolore non potranno generare pace nè favorire la felicità, ma solo sprofondare sempre di più l'essere umano nella solitudine e nell'incapacità di comunicare e di percepire il mondo, la vita e il corpo, la "carne", per dirla con Merleau-Ponty. A questo Houellebecq contrappone sempre, sartrianamente, una sessualità tanto manifesta e sbandierata quanto essenziale e pregnante, vero punto focale dei rapporti umani proprio perchè intesa come unico momento di felicità, di abbandono e di trasporto in mezzo ad un oceano di dolore.

Erede del Camus de "Lo Straniero", figlio di Kafka, Balzac e Dostoevskij, devoto a Lovecraft di cui ha scritto un'interessante quanto controversa biografia-critica, Houllebecq ci si presenta qui nella duplice veste di saggista e poeta, due elementi certamente centrali nei suoi romanzi, e qui portati alle estreme conseguenze stilistiche. Va detto subito che chiunque non abbia mai approfondito quest'autore, non troverà certo in quest'opera il giusto punto di partenza. Troviamo qui testi che spesso non hanno tra loro alcun collegamento stilistico - il passaggio dalla prosa alla poesia houellebecqiana è spesso quasi traumatico - e, nonostante permanga alla base il progetto unitario di dipingere l'attuale disperazione dell'uomo con tinte talvolta espressionistiche e talvolta gelide e ciniche, l'idea è che la Bompiani abbia assemblato le varie opere, tra loro originariamente separate, basandosi su un'esigenza più commerciale che reale. L'iniziale saggio "Restare vivi", una sorta di breve e agghiacciante ritratto del poeta moderno, inteso come maestro della disperazione, come piaga e come coltello del genere umano, sfocia in una serie di poesie dominate da un quasi tangibile struggimento ontologico, intitolata ironicamente "La ricerca della felicità"; ad esso segue una raccolta di interviste e di saggi brevi realizzati nel corso degli anni ("Interventi"), che fungono un po' da summa filosofica e concettuale dell'autore francese, ma anche da curiosi esperimenti stilistici e letterari (da leggere in questo senso l'appassionante "Opera bianca"); il libro termina con un'altra raccolta di poesie, denominata "Rinascita", dominata da un lato da una sempre presente oppressione psicologica ed esistenziale, ma anche da un afflato quasi spirituale teso a valorizzare il senso dell'amore e il non senso, doloroso e lacerante, della solitudine a cui l'uomo è condannato.

Come detto, in quest'opera ricorrono tutti i grandi pregi come anche i limiti e le debolezze di Michel Houellebecq, la sua visione schopenhaueriana della vita e la sua altrettanto profonda vena requisitoria che non risparmia, nella sua continua critica sociale, nessun ideale, nessun falso valore, nessuna fede - politica, religiosa o culturale in genere - e nessun prodotto umano che sia pervaso anche solo in parte da una vena di ottimismo e di speranza (è sua la celebre affermazione che "I veri scrittori portano sempre cattive notizie"). Senz'altro si tratta di un'opera da avere per chi, come me, considera questo scrittore uno dei più profondi e complessi del panorama mondiale contemporaneo; ma è altrettanto vero che difficilmente chi non lo conosce e intende approfondirlo si potrà dichiarare del tutto soddisfatto dalla riuscita dell'assemblaggio editoriale. Personalmente, per un primo approccio all'autore consiglio "Estensione del Dominio della Lotta", che dato l'esile numero di pagine e la scorrevolezza narrativa può considerarsi la prima tappa da affrontare per entrare nel mondo di questo crudo e glaciale narratore, che ci educa al disincanto e al travaglio, alla solitudine e al cinismo, ma anche all'amore, al sentimento primigenio, all'infelicità come arma per attaccare il mondo. Il primo impatto potrà essere duro, forse anche doloroso, ma una volta entrati nel tunnel difficilmente riuscirete a guardare la vita e le persone con gli stessi occhi di prima.

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