"Comme un soupir avant la fin du monde".

Si, la breve vita e la grande arte di Michel Petrucciani è stata "come un sospiro prima della fine del mondo"...

Uno schizzo di vitalità scintillante mai smorzata dalla sua fedele compagna, l’osteogenesis imperfecta, la “malattia delle ossa di vetro" una deficienza di calcio talmente grave da rendere le ossa fragilissime e talvolta, come nel suo caso, crescita nana, appena un metro e 25 chili di peso.... ma issato su uno sgabello di pianoforte, dalla moglie o la sorella, inglobava nella sua arte pianistica la delicatezza di Bill Evans frammista alla dinamicità ritmica di McCoy Tyner, al rigore di Debussy.

Ma forse era solo e soltanto Michel, lo straordinario Michel: un maestro di vita e di musica, che, in fondo, sono la stessa cosa. "Oracle's Destiny" è una pozione segreta, un rifugio nel bosco, un bacio immaginato, meditazioni per mani e tasti in totale solitudine con il suo pianoforte nella sua Big Sur - California, località di grande suggestione naturalistica.
In ogni "momento" di questo disco fluiscono emozioni, a comiciare dall'accordo sospeso con cui ci accoglie la title track, appunto "Oracle's destiny", quieta e pacata, quasi narrativa, un esordio in punta di piedi come vuole la natura dell'intero progetto. Pare di ascoltare il respiro dell'uomo al piano.

E ancora "Big. Sur/Big On", quasi debussyana in certi passaggi, con una forza evocativa imperiosa che quasi chiede all'ascoltatore di lasciare che la sua mente disegni paesaggi fatti di monti lontani, laghi silenziosi... o semplicemente una impossibile corsa nel verde di un prato... semplice ed impossibile.
Ma il disco non indugia a lungo nella poesia e nell'autocompiacimento, "Amalgame" infatti è un blues, naturalmente interpretato alla sua maniera, ovvero con continue digressioni armoniche rese agevoli da una profonda conoscenza delle varie onomatopee, ma permeate da un lessico personale che avvolge ogni battuta. "It's what i am doing when i miss you" invece è una dolce ballad romantica, di un uomo romantico e galante a detta delle sue compagne, in cui i toni più soavi e appassionati si colorano ancora di allusioni blues, rinfrescando, così, la liricità di fondo, di un tono lievemente ironico, ma soprattutto esprimendo una continua ansia di comunicare, sia che sussurri, sia che picchi i tasti con le sue piccole mani, quasi un'impazienza di esprimersi. Voglia di vivere.

La musica di questo album svanisce così come si era materializzata, con raffinata discrezione. I dieci minuti scarsi di "Mike Pee" recuperano i toni del letterario e dell'introspettivo, con dinamiche deliziose di chiaro stampo evansiano, cui, tra l'altro, Michel dedica l'intero cd nelle note di copertina; si ritrovano citazioni colte sdrammatizzate da jazz avantgarde dissonante, pastosi bassi poggiati con leggerezza, taglienti frasi melodiche proposte con irruenza, come una morbida pennellata di Monet accanto ai rigorosi graffi di Guttuso. "Je suis un type qui va vite" diceva Petrucciani, era un tipo che andava di fretta e fedele al suo modo di vivere è passato solo un attimo da questa terra... solo 36 anni per arrampicarsi su quello sgabello e dipingere uno spicchio di cielo, proprio come un sospiro prima della fine del mondo.

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