L'individuo è un topo in gabbia. La sua identità nasconde una carta di credito agli sgoccioli, con cui pagare i debiti dal passato. Nel presente il reporter e giornalista televisivo David Locke vive un'angoscia esistenziale che lo annulla in un buco nero di feroce disperazione. Il futuro troverà risposte, a un'esistenza che si trascina ormai pallida, nella morte: l'unica e definitiva soluzione all'impossibile fuga da se stessi. Locke non riconosce più il proprio volto allo specchio, vuole aprire quelle maledette sbarre e scappare. Ma il suo è soltanto il gesto di un uomo lentamente disintegrato dagli eventi.

 Il reporter David Locke/Nicholson si trova nel sabbioso Sahara per realizzare un servizio. Incontra l'avventuriero David Robertson, e quando quest'ultimo muore d'infarto decide di prenderne il posto. Creduto morto in Inghilterra, Locke/Robertson giunge a Monaco, dove scopre che il suo falso alter-ego vendeva armi a guerrieri e mercenari. A Barcellona conosce una ragazza (la giovane Maria Schneider) che lo aiuterà a depistare moglie e produttore alla ricerca di notizie su Locke. L'odissea del giornalista termina nel sud della Spagna. Lasciata la ragazza, viene raggiunto da due africani nemici di Robertson, con un conto in sospeso..

Non basta cambiare nome e cognome, oppure la fotografia dal passaporto, per appropriarsi di una vita che non ci appartiene. Nell'ultimo capolavoro di Michelangelo Antonioni, testamento a una personalissima e abbagliante idea di Cinema, il protagonista interpretato da Jack Nicholson cerca la salvezza in un fragile riflesso pirandelliano. Un atto di finzione che non può riempire il vuoto di Locke, perché finge un ruolo altrui evitando d'assumerne la personalità; è solo il tentativo estremo di fuggire dalla propria vita. L'illusione che il silenzio, gli spazi vuoti del paesaggio mentale e fisico nell'Africa sahariana (o nella piccola stanza d'albergo del paesino spagnolo di Osuna) appartengano a un "altro", perduto nel tempo e in dimensioni parallele. L'occhio di Antonioni insegue il dramma di David Locke impossibilitato a recitare una parte di cui non ha coscienza, e l'oggettività della mdp avvolge la figura del giornalista-impostore con movimenti discreti e circolari. Tragicamente ai margini del periodo storico senza punti di riferimento, e incapace d'interpretare la realtà (che forse non è mai riuscito a capire), Locke scompare nel defunto Robertson. Lo sguardo smarrito di Nicholson si dissolve in un grido impotente d'aiuto nel deserto, luogo e simbolo di solitudine. Reporter "straniero" in un mondo di uomini che non comprende. Estraneo ai fatti che racconta e restituisce impuri, manipolati.

"Professione: reporter" è un film centrale nella carriera del regista di Ferrara. L'incomunicabilità acquista significato in un cinema di assenze, prende forma nell'immagine desolata di sfondi immensi, nel silenzio drammatico dell'ambiente in cui è reclusa l'anima del protagonista. Antonioni filma i pensieri dell'uomo, il dubbio e l'incertezza che confondono autenticità e identificazione. C'è una scena incredibile, per audacia e tecnica, nel finale di "Professione: reporter". La mdp avanza nella camera di un alberghetto al pianterreno. Una finestra è aperta sullo sfondo. Oltre le grate si nota la piazza sterrata e un muro lontano. Chiuso nella camera in penombra, Locke/Robertson/Nicholson spegne una sigaretta e si gira su un fianco disteso sul letto. Nel totale dell'inquadratura interno ed esterno sono a fuoco, rumori e voci provenienti da fuori riempiono il sonoro della stanza. A un certo punto la piazza si anima, arriva la vettura di un'autoscuola, un bambino corre e lancia dei sassi, una ragazza si avvicina all'inferriata per guardare dentro e poi allontanarsi: è Maria Schneider. Intanto la cinepresa muove verso la finestra, e notiamo un'auto bianca fermarsi da destra. Scendono due uomini che cercano nervosamente qualcosa, danno un'occhiata alla cameretta di Locke/Nicholson e fanno con insistenza domande alla ragazza. I rumori coprono il dialogo, mentre la mdp oltrepassa l'inferriata quasi in volo e mostra il seguito dell'azione che avrà fine nel controcampo esatto da cui era partita, vicino al letto di Locke.

La circolarità della mdp è riuscita a disegnare una sorta di cerchio immaginario intorno al personaggio, solitario e invisibile alle vite degli altri. Chiamare "piano-sequenza" questi epici sette minuti privi di stacco è semplicemente riduttivo. Piuttosto testimoniava, nel 1975, lo straordinario talento visivo di un artista, assolutamente devoto al potere del fotogramma sulla parola.

 

"Non siamo mai così poco liberi come quando tentiamo di recitare."

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