Del come dietro un titolo così apparentemente innocuo e come pacificato si possa nascondere un torbido e cupo thriller d'italica matrice, vero agglomerato di male espanso, tratto da Carlotto, comunque ben girato e diretto da Michele Soavi ed in cui quasi nessuno si salva. La baracca vien tenuta su da capaci interpreti, allineati in un florilegio di atrocità che, pur partendo da nobili spunti in giungle di liberazione, le cui onde radio vanno e vengono, e dorati esilî parigini, ah, i nostri cattivi maestri!, tracima poi in nefandezze diffuse con alla base, comme toujours, sesso, denaro e potere, invertibili o meno a vostro piacimento, facendo intravedere come, senza darla poi troppo ad intendere, un desiderio di rispettabile normalità ed agiatezza albergasse poi alla base di certe scelte ultime ed irrevocabili e che per queste ottenere fosse pur lecito tutto oltrepassare e calpestare, cosa peraltro proprio non completamente vera, mi sentirei di aggiungere. Ma gli incubi di un passato mai risolto tornano continuamente, come per noi tutti d'altronde, a farsi sentire, dimostrando l'irrealizzabilità di una non fuga in avanti e che anzi riportano continuamente indietro le lancette dell'orologio. La baracca comunque tiene egregiamente, come dicevo, fors'anche sottovalutata, ma poteva pure buttar peggio e dunque ci riteniamo assolti seppur non pesantemente coinvolti, volendo parafrasare all'inverso il nobile testo. Consigliato agli amanti del genere e con una colonna sonora, Aqualung su tutti, in grande sintonia col filmato.
La citazione: "Senti Pellegrini, tu sei cresciuto a libri, canne e rivoluzione però l'eskimo te lo facevi comprava da papà, io ho allevato pecore e qualche volta ci ho dormito anche, però adesso mi chiamano dottore, un motivo ci sarà!".
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