Sogno o son desto?

E' una mezza mattina di fine luglio e fa caldo, fa troppo caldo.
A nulla è servito infilare i piedi nel congelatore e nemmeno giocare a nascondino con me stesso nel frigorifero. L'afa penetra nel corpo, si appiccica alla pelle e diventa fastidiosa da rimuovere. Decido di fare quattro passi, magari in un bar a bermi qualcosa di ipersupermegatecnocatalo ghiacciato. Valco l'uscio di un piccolo bar di fianco alla stazione, in pantaloni neri e camicia azzurra dalle maniche arrotolate sino al gomito. Sono uscito di casa con un sorriso quasi celestiale solo due minuti fa e già ho l'impressione che sotto le ascelle una lunga macchia di sudore abbia impregnato il tessuto della camicia. E' come una maledizione. La porta si chiude dietro di me con un grosso "tonf".

"Buongiorno" sembra dirmi il sorriso della cameriera. Assomiglia incredibilmente ad una ninfetta della musica.

Oddio! Come si chiama? Quella che fece una canzone splendida e poi scomparve nel nulla... Michaela Brunch? No, ma qualcosa di simile. Ma certo! Michelle Branch!
Canticchio tra me e me una sua canzone, "Are You Happy Now?" e ricambio il saluto alla dolce pulzella. Indossa una divisa candida ed è intenta a pulire il bancone con uno strofinaccio da quattro soldi. I capelli lunghi e castani cadono a picco sulle spalle e spesso le finiscono sugli occhi. Senza distogliere lo sguardo dalla superficie del bancone, esclama sorridente "Che Cosa ti porto?"

"Un milkshake alla fragola, grazie" 

Ma quella è davvero Michelle? Strabuzzo gli occhi, giocherello con le chiavi, pigio tasti a caso sul cellulare. Tutto per cercare di non cadere nella trappola del sogno. Sullo sfondo una orribile canzone italiana di cui ignoro, o voglio ignorarne, il titolo. So solo che ogni verso termina con la parola "Punto". Spero in un cambiamento, eccheccazzo! 

Poi, all'improvviso, il pezzo inascoltabile viene ucciso dalla mia salvatrice: la macchina per fare i frappé.

VUUUUUUM! Il suo suono pare quello di una motosega impazzita. VUUUUUUUM! La canzonetta appare smorzata, come se dicesse "No! Non uccidermi! No! Abbi pietà!". Quasi quasi mi vien voglia di rispondere "Non prendertela con la motosega, prenditela con chi ti ha scritta". 

Prendo il pacchetto di sigarette dalla tasca dei pantaloni e me ne accendo una (non rompete, è un sogno). Sembra quasi di essere in un film di Tsai Ming Liang. Un silenzio agghiacciante, a parte il rumore industriale della macchina. Mi correggo: il remake di "Tetsuo" girato da Tsai Ming Liang. Solo io. Solo lei.

Nessun'altra anima vivente se non quelle che vivono al di là dello specchio. Il fumo che esce dalla sigaretta crea vorticose e poetiche immagini ellittiche nell'atmosfera. Le osservo con occhi curiosi. Appoggio il corpo sul posacenere, lo picchietto e me lo riporto alla bocca. Le labbra si intorpidiscono. Mi sento vacillare in quel clima di sogno/ non sogno. I capelli di Michelle volteggiano nella brezza. E' di profilo e ha spento la macchina infernale. 

 

'Cause You're Everywhere to me
And When I Close My Eyes It's You I See
You're Everything I know
That makes me believe
I'm not alone...

La canzonaccia precedente è morta.

Sepolta.

Non c'è più.

Morta stecchita. E' stata sventrata dalla prima nota all'ultima ed è sgorgata mediocrità a fiotti. 

Al suo posto c'è una chitarra invisibile.

Tududun Tudun tududun tudundunduuuunduuun...
Proprio quando cominciavo a pensare che fosse la solita idiozia senza sostanza ecco che spunta una vocina. Una ragazzina. Sì, è lei. Ironia della sorte è Michelle Branch. Mi perseguita quella dannata fanciullina. Anche in radio.

Manco a dirlo. Inizio a cantare "Everywhere": me ne vergogno ma mi piace.

Sì. Mi piace.

E sapete cosa faccio? Lo urlo al mondo.

QUESTA CANZONEEEEE MI PIACEEEEEE! Tanto è un sogno. La gola mi fa male e nel bar rimbomba senza sosta la mia voce.

"Everywhere" è una canzone che impregna. Non è impegnata, non è di classe, ma poco importa. Fatto sta che è uno di quei pezzi che nonostante non nascondino alcuna forma d'arte pura si rivelano assolutamente piacevoli e ascoltabili per migliaia e migliaia di volte.
Ed è soprattutto l'estate che calza a pennello a questa canzone perchè è in estate in cui il nostro bambino nascosto si scatena in ormoni prematuri. Perchè è d'estate che ho ascoltato questa canzone dormendo in stazione dopo il concerto (fantastico) di Bjork in attesa di un treno che non arriva.

 

Mi riprendo.
Cerco di riprendermi dai sentimentalismi.

E riprendo a cantare. Una mania. 

Avrà un testo poco originale ma questo è un testamento d'amore che nella sua semplicità lirica nasconde spontaneità.

Michelle arriva, abbandona il mio frappè su un tavolo con un sorriso e mi sussurra "Cause you're everywhere to me..."

Epitaffio di un sogno. 

Le mucche volano. le vedo volare al di fuori del vetro. Michelle sta ferma, eretta al tavolo con un piatto in mano.
Il sorriso è statico. Lascio dei soldi sul tavolo e le dico "tieniti pure il resto"

 

Maledetta ninfetta.

Sei riuscita a sborsarmi una decina di centesimi in più ad un tirchio drogato di pazienza ed arte senza speranze. Sei una strega tu! Ossì! 

Sei riuscita ad ammaliarmi con la tua canzonetta da quattro soldi.
E non mi interessa il suo valore artistico. Io la ascolto. Mi piace. Me la gusto.
Comincio a far roteare la cannuccia sulla superficie di crema. Traccia dei piccoli cuoricini.

Poi mi porto la bevanda alla bocca, che comincia a scorrere. Per un po' di distrazione, qualche goccia ribelle cade dalla mia bocca e finisce sul colletto della camicia, inumidendolo.
Lei è fissa. Non ha preso i soldi. Ripongo il bicchiere trasparente sul tavolo e mi alzo.

Esco, con l'intenzione di tornare a casa: ora fa freddo, fa un freddo cane, cazzo!

Canticchio "Everywhere" per sollevarmi e solo ora ricordo: ho dimenticato il mio cuore nel bar.

Sulla sedia. Pulserà ancora? E chi lo sa?

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