In un giorno qualunque, nel luglio della prima metà degli anni ’90, due amici di vecchia data — Michele Paradini e Riccardo di Giacomo— si danno appuntamento a casa di uno dei due (non saprei dire di quale dei due, ma mi pare di ricordare che la mamma abbia portato loro un ghiacciolo al tamarindo e un bicchierone di latte e menta; all’inizio dovevano andare al mare, ma poi gli toccava chiedere un passaggio a Francesco, che poi si metteva a tampinarli per smezzare i soldi della benzina e allora lasciamo stare che ci fa sempre la cresta) e, sudati per via del solleone e in fregola per i bassi che picchiano, si mettono ad imbastire (format paradigmaticamente Nineties) un gioco da tavolo.

Il tutto inizia un po’ per scherzo, tanto per voler dimenticare di essere gli sfigati della scuola, di essere i soli a non esser stati invitati a trovar refrigerio nella piscina del più ricco della classe.

Inizia per svago, per scacciare la malcelata malinconia e l’insopportabile tedio della calura, per ostentare superiorità, per sventolare a pugno chiuso una rissosità fittizia, per poter rispondere ai ruba-merende stronzi della Quinta B che li avrebbero sicuramente derisi a suon di “chi vi s’incula?” (si può dire?) che loro erano i più fichi, quelli col tunzi-tunzi e con le musicassette dei Kraftwerk, che invece che andare in giro in motoretta se ne stavano a casa a mangiare latte e biscotti tutta la notte con la braindance nelle cuffie.

Ma la cosa ebbe risvolti inaspettati: Riccardo aveva infatti un gemello (un tale Aphex) che aveva le peggio amicizie nella scena underground più coatta della zona. Ecco che, per caso, questo tizio, il gemello di Riccardino (il più talentuoso dei due, senza dubbio), fece girare questo giochino inventato per scherzo in quegli ambienti di gente sempre affamata di novità, e piacque a tutti, perché in effetti è un lavoretto molto godibile, è pieno di cose buffe ed orecchiabili, anche se dopo un po’ di ascolti lo vorresti gettare a mare.

Fu così che fecero i soldi.

Oggi, perché fa più serio, i due si fanno chiamare col nome anglofono: Mike Paradinas e Richard D. James. Dato che però, ne convenite, i due nomi si prestano assai malamente ad apparire sulle copertine di dischi, il primo si è fa chiamare μ-Ziq (che nome criptico!!) e ha aperto con quei soldi una casa discografica che ha fatto epoca in fatto di tamarrate, mentre l’altro ha furbescamente preso il posto del gemello, morto in un incidente d’auto in quella fatale notte in cui, nell’autostrada Roma-Ostia, perse la vita anche il vero Paul McCartney (e anche Rino Gaetano e PierPaolo Pasolini, mi pare), ed è conosciuto nell’ambient come Aphex Twin.

A volte ci vuole culo.

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