Odiarlo? No dai, il verbo è troppo forte anche per lui in quanto per odiare qualcuno ritengo che ci debba essere familiarità con la persona in questione. In fin dei conti sono io, che per stronzo masochismo vado a cercare i suoi films, e me li guardo pure (ovviamente non al cinema) proprio con il mero intento di sputtanarlo. Nicola Gabbia, nipotino di Coppola, l'ho sempre considerato un raccomandato ed un attore se non incapace, molto poco dotato, sopravvalutato e simpatico quanto un pugno di sabbia nelle lenzuola. Facce a disposizione: una. Quella da mezzo tossico, rincoglionito sia che interpreti l'eroe buono (un po' cattivo) o il cattivo (in fin dei conti mezzo buono) a seconda delle originalissime sceneggiature nelle quali l‘ho visto cimentarsi. Non conosco tutta la sua filmografia sterminata, ma fino a ieri avevo assistito solo a interpretazioni mediocri/penose. Qualche titolo: Face Off, Con Air, The Rock, Apache, Windtalkers, Il Mandolino..., Fuori in 60 secondi, Family Man, Ghosthrider, Il Mistero dei Templari ed il Prescelto con il quale ha vinto il premio come peggior interpretazione dell'anno. Quando sono venuto a conoscenza che Cage ha vinto nel recente passato un Oscar sono rimasto letteralmente di sale e ho cercato di reperire la pellicola in questione.

"Via da Las Vegas" di Mike Figgis è un film molto forte della metà degli anni '90 che parla di un uomo assolutamente devastato dopo il divorzio (Ben) e che ha in testa un solo intento. Distruggersi, fino a morire, di alcool. La trama è semplice e mira a colpire violentemente il pubblico fin dalla prima scena. Senza preamboli ci viene presentato una persona che si autocondanna senza possibilità di uscita. Ben non si ricorda nemmeno il perché della situazione. Forse la moglie lo ha lasciato perché beveva, o forse ha iniziato a bere perché è stato lasciato. Non ha nessuna importanza. Vuole morire con una bottiglia in mano e nulla potrà fermarlo. E' un'agonia di due ore nelle quali assistiamo ad una spettacolare parabola discendente. Anche quando sembra che possa tornare il sereno (l‘incontro con la dolce lucciola Sara), si capisce perfettamente che è solo un equlibrio temporaneo ed infatti si cade ancora più giù con un tonfo assordante. I casinò di Las Vegas, le mille luci ingannatrici fanno da cornice a questa devastante fotografia arricchita da una colonna sonora disperata del regista (Figgis) in perfetta sintonia con la trama.

Nicholas Cage, lo devo ammettere, mi ha impressionato e non dico questo per la statuetta che ha preso, ma perché sembra davvero un alcolizzato. Mi sorge il dubbio che abbia girato tutto il film da sbronzo e che quella bottiglia/bicchiere perennemente stretto in mano non sia in realtà acqua. Non è solo lo sguardo, assente, ma le movenze perfettamente scoordinate e goffe e quell'espressione del viso sorridente/ebete tipica dell'ubriacone al limite tra la coscienza e lo svenimento che risulta essere tremendamente vera. Da applausi la scena iniziale nella quale riempie il carrello della spesa di alcolici con un sorriso inquietante. In quella mimica è cosciente di essersi appena condannato e ne è compiaciuto. Non da meno l'attacco notturno di Delerium Tremens che lo colpisce di notte e che risulta essere una veridicità impressionante.

Elisabeth Shue, per me una perfetta sconosciuta, è superlativa nell'interpretare una lucciola, dolce e romantica. Una sfortunata che nonostante tutto spera in un futuro migliore e che delusione dopo delusione riesce sempre, non si sa come, a rialzarsi. Mi sembra davvero strano che una bella attrice di questa intensità non abbia fatto molta carriera.

Il film si basa interamente su questi due personaggi molto ben resi. La storia, ed anche il film in sè, è elementare e punta deliberatamente a colpire il pubblico cercando di impietosirlo con 120' minuti di dramma americano. Ci riesce.

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