Qualche volta capita che il meglio di un artista venga fuori quando si trova ai ferri corti con un major come la Virgin. È ed proprio il caso di citare in causa il signor Mike Oldfield che dopo le deludenti prove discografiche di "Earth Moving" e "Heaven's Open" coronate da un altrettanto insuccesso discografico tenta un ultimo colpo e decide di lasciare la forma canzone pop ormai troppo reciclata e di tornare alla suite e alle sovraincisioni usando strumenti acustici.

Il progetto partito con un ideale proseguo di "Ommadawn" (terzo acclamato album) diventa territorio di sperimentazione e follia pura. Il richiamo ad "Ommadawn" può risultare nella sezioni ritmiche e nei richiami alla world music ma quello che risulta dall'ascolto è una anarchica cacofonia di suoni che credo nessun altro artista contemporaneo sarebbe in grado di asemblare in maniera così magistrale. La parte rumoristica assume un ruolo di primo piano a tratti volutamente disturbante ed a tratti complementare della musica. Ed e così che si snoda questa concept suite della durata di circa 60 minuti. Un viaggio tra compagni alla ricerca dell'utopia sonora. Momenti pastorali e lisergici associati a rumori dello stesso Mike mentre beve o si gratta la barba. Schiaffeggiamenti di cosce, feste campestri, motoseghe in accensione il tutto a contornare una suite ardita, eterogenea e allo steso tempo avvolgente. La chitarra su tutti gli altri strumenti la fa da padrona e a volte placida e armonica altre distorta e aggessiva. Ci sono assoli vedi i 20 minuti di flamenco che sono vertiginosi e rimandano alle sue produzioni migliori degli anni settanta. Le sovraincisioni si sprecano ed il lontano odore di campane tubolari è sempre nell'aria anche se il contesto è completamente diverso.

È arduo andare oltre nella descrizione di un album estremo come questo come è arduo clasificarlo in un genere. Sfugge volutamente da ogni canone di riconoscibilità. All'epoca mise in difficoltà la critica e fu osannato dal pubblico che a tutt'oggi lo riconosce come un vertice creativo assoluto ed imbattuto dell'artista insieme a "Tubular Bells".

Elenco e tracce

01   Fast Riff Intro (02:33)

02   Intro (03:13)

03   Climax I - 12 Strings (00:33)

04   Soft Bodhran I (01:01)

05   Rachmaninov I (00:18)

06   Soft Bodhran 2 (00:20)

07   Rachmaninov II (00:36)

08   Roses (01:48)

09   Reprise I - Intro (00:49)

10   Scot (02:04)

11   Didlybom (01:44)

12   Mad Bit (00:56)

13   Run In (00:14)

14   Hoover (01:49)

15   Fast Riff (01:57)

16   Lion (02:00)

17   Fast Waltz (01:45)

18   Stop (00:50)

19   Mad Bit 2 (00:13)

20   Fast Waltz 2 (00:19)

21   Mandolin (01:01)

22   Intermission (00:15)

23   Boat (03:03)

24   Intro Reprise 2 (02:38)

25   Big Roses (01:07)

26   Green Green (01:11)

27   Slow Waltz (01:39)

28   Lion Reprise (01:01)

29   Mandolin Reprise 1, 2 & 3 (00:42)

30   TV-am (02:02)

31   Fast Riff Reprise (01:13)

32   Hoover-scot (01:18)

33   Boat Reprise (01:27)

34   Intro Waltz (00:23)

35   Green Reprise (00:33)

36   Africa I - Far Build (03:15)

37   Africa I - Far Dip (00:43)

38   Africa I - Pre-climax (00:47)

39   Africa I - 12 Climax (00:50)

40   Africa I - Climax I (00:37)

41   Africa II - Bridge (00:16)

42   Africa II - Riff (00:17)

43   Africa II - Boat 2 (00:17)

44   Africa II - Bridge II (00:18)

45   Africa II - Climax II (02:13)

46   Africa III - Hello Everyone (01:26)

47   Africa III - Choir (01:40)

48   Africa III - Recorder (00:44)

49   Africa III - Happy (00:29)

50   Africa III - Finale (01:17)

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Altre recensioni

Di  Minghe

 Quest’opera è totale.

 Questo album è il surrealismo sonoro, è come se avessero dato una chitarra in mano a Mirò più che a Oldfield.