Dopo aver esplorato per tutti gli anni '70 i sentieri possibili della musica strumentale con risultati sostanzialmente buoni, il genietto schivo e antipatico Oldfield si appresta a cambiare rotta con una piccola rivoluzione che lo accompagnerà per tutta la decade. Infatti l'opera di Mike subisce un cambiamento concettuale in quanto la Suite strumentale inizia ad avere un posto leggermente minore nei suoi interessi, iniziano invece a serpeggiare le voglie pop con risultati iniziali lontani dalla freschezza degli esordi.

Il precedente "Platinum" aveva consegnato un Oldfield leggermente stanco e poco motivato, QE2 (Queen Elisabeth 2) non porta l'ascoltatore a cambiare di molto il giudizio. Pubblicato nel 1980 e prodotto da David Hentschel , già con i Genesis per "Duke", non è un lavoro fondamentale nell'opera del polistrumentista, alcune cose sono molto belle come "Sheba" , prima canzone in cui compare la Riley alla voce, che canta in un idioma poco chiaro con un effetto notevole, ottima la parte di batteria suonata da Phil Collins; altre decisamente meno. La Suite "Taurus" offre una suggestiva melodia di chitarra acustica su un impasto di ritmica programmata su cui si inseriscono i cori tipici della recente produzione dell'artista, nonostante i soliti cambi di ritmo e le evoluzioni sonore non colpisce al cuore e resta di scarso impatto. Di poco interesse sono anche le canzoni rilette degli Abba, "Arrival", e Shadows, "Wonderful Land", tutto appare già sentito, piacevole ma poco coinvolgente. La cosa più curiosa è la title track, un bellissimo strumentale in cui Oldfield riprende alcuni temi di "Taurus", conducendo l'incalzare della melodia con la sua chitarra che domina sovrana aiutata da un brulicare di tastiere e percussioni che esplodono poi in un motivo tipicamente Folk, che a sua volta conduce l'ascoltatore verso un suono di sirena navale che scatena la cavalcata finale alla chitarra di Mike.

L'acustica "Molly", dedicata alla figlia, chiude un lavoro sostanzialmente di routine, che non suscita grandi entusiasmi nella critica, Oldfield già dal successivo "Five Miles Out" aggiusterà il tiro consegnando un lavoro più interessante, il grande successo commerciale, dieci anni dopo "Tubular Bells", è dietro l'angolo, basterà attendere il chiaro di luna.

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