Undici schiaffi in faccia, belli belli, sonori, fragorosi. Undici schiaffi a quella cricca che violenta e uccide la musica, l'intelletto, la cultura.

Queste stanze non hanno più pareti, sono stanze piene di nuvole, nostalgia, malinconia, gioia.
Che bello, che piacere.
Niente più pareti nè soffitti. Niente limiti.
E un sacco di errori grammaticali, come altri schiaffi, tanti schiaffi a quei poveri offuscati che non distinguono gli errori dai colpi di pennello, quelle macchie piccole piccole, quei grumetti, come quando guardi un quadro da vicino. Rompilo, rompilo.
Cieli e notti, ché la senti la passione, ché ti stringe lo stomaco, ché ti prende forte la pancia, ti prende da dietro.
Tutti quegli anni passati. Trascorsi.
Che notte questa notte, che nebbia, che botte, che baci, che cotte. Buscaglione.
Mike si avvicina piano e ci guarda sorridente e baffettuto. Mentre giochiamo svogliati coi nostri giocattoli vecchi. Ci coglie lì, colposi e stufi, e senza entusiasmo. E ci dice guarda.
Ascolta un pochino.
E quei giochi tornano in vita. Pinocchietti e campane, radioline e vecchie pagine a quadretti tutte sporche di pennarelli e ed acquerelli. Ombrelloni e sedie a dondolo che dondolano e dondolano.
Senti l'estate, l'inverno. Senti che primavera, senti l'autunno.
Senti l'Italia, mondo cane! Scockumentary.
Dove ci siamo persi? Cosa ci siamo persi?
Guardate come si gioca. Come s'intagliano i rametti d'erica, con un coltellino tra amici, sotto un cielo lontano e terso di una vecchia e afosa mattina d'agosto. Che ne facciamo soldatini e pipe e palline. Castelli di sabbia e secchielli. Bionde e more.
Vecchi giochi più belli che nuovi.
Quando partono gli archi potresti fare di tutto, potresti impazzire, potresti concederti pensieri stupendi e carezze sull'orlo del mondo.
Accendi una sigaretta per diamine, ormai siamo soli nel mezzo del mondo. Che è quello che conta, è quello che senti.

Pochi ma buoni, c'è pure Asso alle chitarre. Vasini al theramin e ai suoi capelli. Munari saltella, Paci trombeggia.
La lunga vacanza. Lunga lunga vacanza, che non vuoi più tornare. Con quella zeta di zorro, non indifferente.
Napoli e il suo mare, le cose lontane, morte e dimenticate, nessun incubo.
Un urlo negro. Che solo Patton poteva tirar fuori, un altro gioco sepolto, dentro un baule. Ma il punk era già tutto lì.

Ahahahahah. Oddio, mi fate ridere. Grazie Mike, grazie di cuore. Tenco, Di Bari, Morricone.
Grazie di tutto questo, di questo concentrato di bellezza, di risveglio, di rispolvero.
Undici schiaffi alla cricca. Ma non la solita come pensate voi. Undici schiaffi agli indieboy, ai radicalchic, alle piccole masse conformi, che non si credono masse perchè piccole.
Mike con passione e furore, come una citazione popolare, un paio di scarpe rosse. Che orgoglio, dannazione, che orgoglio, che piglio, che passione. Come Tarantino ma meglio. Come l'Italia quella vera. Quando ci risveglieremo? Quando torneremo a cantare? Per ora è nebbia, mista a complessi, con tutti quei giochi sbiaditi, a prender polvere e a piangere.

Vieni qui Mike, che ti offriamo da bere. Che probabilmente ieri quella cricca eravamo noi. E non sapevamo nemmeno cosa ci eravamo persi.

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