Gocce in bianco e nero. Che cosa è il jazz? Forse qualcuno ingenuamente risponderebbe "un genere musicale", ma sarebbe come voler delimitare il cielo. Non è possibile confinarlo in un'arida definizione, perchè il jazz è uno stato d'animo, una carezza uno schiaffo, l'immediatezza, l'imprevedibilità, la spontaneità, il presente, una crepa su infinite, misteriose e incerte superfici dell'animo umano... ma che senso avrebbe continuare? Potrei elencare fiumi di aggettivi, elaborare mille metafore, ma non servirebbe a niente, perchè il jazz non si descrive, si vive.

Miles Davis lo ha vissuto incarnato ed animato per decenni, portandolo a un livello di bellezza tale che è difficile riferirsi alla sua figura senza usare parole come leggenda. Il suono inconfondibile della sua tromba, metallo fuso, è consegnato non solo alla storia del jazz, ma del secolo scorso. Alla costruzione del mito ha contribuito non poco "Ascenseur pour l'échafaud", colonna sonora dell'omonimo film noir di Louis Malle, appartenente al movimento della Nouvelle Vague. Miles registrò questa musica in una notte parigina fra il 4 ed il 5 Dicembre 1957, mentre sotto i suoi occhi scorrevano le immagini del film. Non riesco davvero ad immaginare quello che devono aver provato coloro che erano presenti quella sera, fra i quali anche Boris Vian, un'altra icona del '900. Ma sono comunque convinto che questa musica mantenga intatta tutta la magia di quella notte.

Una magia enigmatica ad ogni ascolto. Chissà cosa avrà pensato Miles vedendo la passeggiata indolente di Jeanne Moreau sotto la pioggia di una Parigi in bianco e nero ed il suo sguardo perso nel vuoto. Chissà quale misterioso meccanismo deve aver innescato quel quadro dai suoi occhi, alla sua mente, alla sua bocca, alle sue mani per condurlo, infine, alla creazione di questa musica noir e impressionistica, che compenetra l'immagine così profondamente da rendere impossibile l'idea di poterla separare da essa. Chissà se era consapevole del fatto che quella musica avrebbe ammaliato per decenni centinaia di migliaia di anime. Chissà... Non ci è dato saperlo, ma possiamo viverlo e immaginarlo, magari di notte, al buio, mentre la pioggia bussa alle nostre porte e la mente dipinge un mondo in bianco e nero.

Non serve nient'altro, tanto meno le parole.

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