Tranne il fatto stesso che "tutto è relativo", tutto è effettivamente relativo. Fra le tante cose relative, c'è pure la votazione che ho dato a questo album live del grande (sconfinato) Miles Davis. Che senso ha un 2/5 a Miles Davis? Nessuno, proprio nessuno, se si considera la caratura dei musicisti coinvolti (il sestetto classico, oltre al leader: John Coltrane, Cannonball Adderley, Bill Evans, Paul Chambers e Philly Joe Jones). Allora uno legge questi nomi e pensa: "fanculo, non puoi dare due a questi". E infatti non si può... o non si potrebbe.

In "Jazz At The Plaza", come in tutti, ma proprio tutti, i dischi del Maestro, c'è almeno un guizzo, un qualcosa che attira l'attenzione. In questo caso potrebbe essere per esempio il lavoro di Cannonball che in certi frangenti (su "Oleo" di Sonny Rollins, per esempio) tocca punte davvero alte. Gli altri non si fanno notare particolarmente. Chi perchè affossato da un non buono audio della registrazione (Paul Chambers), chi perchè talmente geniale che ci si aspetta sempre di più, e questa volta quel di più non arriva (Coltrane e Miles). Neanche il grande Philly Joe sembra essere in giornata, fa il suo lavoro, e lo fa bene ci mancherebbe, ma sembra mestiere, per una volta. Quanto a Bill Evans, è da notare solamente lo stile più aggressivo del solito che il suo piano ha in questi brani.

Non basta avere cinque stelle del jazz per creare la magia. A volte la magia non si crea. Ci si sforza, si combatte, ma niente. Non è la serata giusta. Tengo a ripetere che qualche passaggio interessante ovviamente c'è, ma è ben poca cosa considerato di chi stiamo parlando. Non credevo che avrei mai usato questo aggettivo per un disco di Miles, ma posso ben dire che questo è un album per completisti.

 

Però cazzo, è Miles Davis, un ascolto dateglielo!

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