Libertà. Ribellione.

Due concetti correlati e che vanno tradizionalmente di pari passo, che ricorrono ogniqualvolta la società impone dei gioghi troppo pressanti sulla popolazione, la quale, oppressa, tenta di liberarsene attraverso delle forme di protesta.

L'arte è sempre stata fonte e ha sempre tratto ispirazione da questi due valori, attraverso generazioni e generazioni di artisti senza dubbio con peculiarità ed intenti molto diversi tra di loro, ma a mio avviso tutti accomunati sotto la bandiera del libero pensiero e stimolati tutti da una voglia di cambiamento, che possa essere il celeberrimo dipinto di stampo romantico "La Libertà Che Guida I Popoli" di Delacroix, come la più recente ed utopica rivoluzione hippie a quella punk dei Sex Pistols. Il cinema stesso ha più volte trattato il concetto di libertà, ma mai nessuno lo aveva considerato da una prospettiva particolare quanto quella di "Qualcuno Volò Sul Nido Del Cuculo": non è infatti un film di guerra nè tantomento presenta rivoluzioni sociali di massa.

Questo film del sottovalutatissimo ma qui in stato di grazia Milos Forman, adattamento di un romanzo di Ken Kesey, e secondo il mio parere uno di quegli esempi di come un film possa essere meglio del libro da cui trae ispirazione, grazie all'interpretazione, alla gestualità, alla fotografia, uscì nel 1975 ed è tuttora considerato un classicissimo. Si tratta a mio avviso inoltre della miglior uscita di sempre di Jack Nicholson, ancora più storico, istrione e comunicativo che in Shining. Egli interpreta quello che è il vero protagonista del film, Randle McMurhpy (che però non è voce narrante nè nel libro, in cui lo è Il Grande Capo, nè nel film), un ex pregiudicato dal carattere focoso e ribelle, che si finge pazzo per evitare il carcere, e viene così spedito in un manicomio. Qui incontra una serie di personaggi che hanno volontariamente scelto quell'esilio, dal balbuziente ed insicurissimo Billy al paranoico e petulante Hardings, al totalmente schizzato ed infantile Martini interpretato magistralmente da un divertentissimo Danny De Vito, per finire con Il Grande Capo, gigantesco indiano fintosi sordomuto, col quale pian piano stringerà un rapporto di amicizia e che con McMurphy si aprirà nell'epica scena "Vuoi una gomma?" (porgendogliela).. "Grazie"... (Nicholson fa una faccia stupita da antologia).. "Ma ci senti anche?" "Eccome". Da questo punto in poi McMurphy avrà un altro alleato nel fronte comune contro la dottoressa Ratched, dispotica e temutissima capocorsia, dotata di un'apparente umanità, ma che in realtà è distante e contemporaneamente opprimente verso i suoi pazienti, che soggioga dando loro delle presunte "medicine" utili solo a tenerli buoni e che nega loro la possibilità di cambiare orari per esigenze che non comprometterebbero in alcun modo la loro guarigione, come ad esempio la visione di una partita di baseball.

In questo concetto ci ricolleghiamo a McMurphy visto come icona della libertà: egli non ci sta, rifiuta questa oppressione e riesce pian piano, con azioni impulsive ma sempre dotate di una comica drammaticità (perdonatemi l'ossimoro ma chi ha visto il film capirà senz'altro) a smuovere le coscienze dei suoi compagni. Una scena leggendaria che mi sento di citare è la fuga da lui organizzata la prima volta e la gita sulla barca, in cui il "branco di svitati" tenta di pescare, con risultati divertentissimi. L'alternanza tra comico e drammatico ha epilogo in favore del secondo aspetto proprio nel finale, che però non voglio rovinarvi nel caso non abbiate visto il film; esso è comunque molto significativo e dà un senso all'intero film. Grandissimo Nicholson come riottoso e carismatico capo di questa improvvisata armata brancaleone, e molto brava Louise Fletcher nel ruolo della gelida e falsamente comprensiva infermiera; entrambi saranno insigniti del premio oscar quali miglior attore e attrice protagonisti. Anche i ruoli secondari sono ben interpretati, e va segnalato fra gli altri l'esordio su grande schermo di Christopher Lloyd.

In sede di valutazione poco da dire, si parla di uno di quei film immortali e vero e proprio cult movie per generazioni e generazioni, sinceramente se vogliamo evitare dotte disquisizionie paragoni con film di nicchia dell'underground thailandese, sui quali mi trovate spiazzato, per le emozioni e il significato che trasmette, "Qualcuno volò sul nido del cuculo" è un ***** secco. Impagabile. Come l'insegnamento che dà.

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