Ho amato Mina, lo ammetto. Fino a qualche anno fa la sua voce mi faceva sbandare, ma sbandare per davvero. E anche le insulse parole di parecchi testi sdolcinati, che poeti fasulli facevano a gara per porre alla sua attenzione, espulse dalla sua gola avevano un effetto inenarrabile per il mio orecchio forse fin troppo assuefatto.
Ho sponsorizzato Mina dovunque e a chiunque. Italiani, tedeschi, americani, cinesi, perfino ad una ragazza indiana che si chiama Minakshi e che, per comodità, si faceva chiamare proprio Mina dissi una volta che si era scelta davvero uno splendido diminutivo, lo stesso della più grande cantante italiana in senso assoluto.

Oggi compero i dischi di Mina per purissima forza d’inerzia. La voce è sempre quella, ma sbando molto meno. E’ la sensazione-macchina commerciale che è diventata che non riesco proprio a farmi piacere. Le canzoncine inedite che le fanno cantare sanno troppo di già sentito e non accendono più le voluttà dell’ascoltatore come una volta. Perché prima accadeva proprio questo: crollavi al suono della sua voce, che ti suggeriva sensualità e sogni proibiti anche se sapevi che dietro le note c’era una signora di una certa età e pure un po’ sovrappeso.
Le cover sono troppe ed eccessivamente rivisitate. Niente da dire, per carità, sulle qualità individuali dei membri delle band che la accompagnano. Se non che sono forse eccessivamente bravi e troppo inclini ogni volta a dimostrare di esserlo, come se suonare per Mina significasse per forza dover raffinare all’ eccesso riff e temi melodici vari.
“L’ allieva”, l’omaggio appena sbocciato in tutti i negozi di dischi che Mina regala a Frank Sinatra, è questo all’eccesso. Senz’ altro mi fa parlare così l’ incazzatura nera che ho accumulato dentro di me quando ho scoperto che una delle più belle canzoni di tutti i tempi, "My way” , era stata indegnamente abbreviata e drammaticamente trasformata in un mero sussurro gorgogliante accompagnato da un pianoforte, buttato là tanto per fare. Ma questa Mina non la accetto più. E’ magari solo questo, che reputo un vero e proprio affronto, a farmi gettare questo disco nel calderone della mediocrità.
Una stella in più di stima, più per giustificare l’acquisto del cd che per rendere davvero omaggio ad una grandissima, ormai però fin troppo abituata a specchiarsi nella sua – ancora enorme, tutto sommato – classe.

In un servizio televisivo di presentazione al disco, il cronista diceva che Frank Sinatra era un grande ammiratore di Mina e che la avrebbe voluta al suo fianco per proporre al pubblico quello che sarebbe stato uno strepitoso duetto di star. Immaginandomi lei in sala di incisione che gli propone le sue fantasie jazzistiche, mi viene in mente anche la reazione insoddisfatta di lui. E, pensando a questa scena, forse è meglio che questa coppia non si sia mai formata.

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