Pensavo di essermi addormentato sul divano in soggiorno. Pensavo che stavo guardando il solito filmaccio tedesco per famiglie di rai due e invece mi ritrovo in una landa desolata. Brina e neve stuprano l'erba con poesia e silenzio.

Il mio cuore diventa all'improvviso gelido. Partono dei rumori improvvisi, che attraversano l'erba candida, mentre una nebbiolina densa si alza e comincia a nevicare. Cori indefiniti si stagliano all'orizzonte. Archi improvvisi mi tagliano il cuore. Una donna.

Una donna è davanti a me, seduta su quell'erba ghiacciata e mi sorride. È Mira Calix, nel suo abitino blu svolazzate e i capelli lunghi e castani, che le cascano con leggerezza sulle spalle. Canticchia qualcosa in modo febbrile e mi sorprende: uccide le mie emozioni. Sull'orizzonte solo gorgoglii di acqua sonora che sa di folk, quasi prewar ("Because To Why").

Le chiedo dove sono. Non risponde. Continua a cantare. Gli archi si innalzano, ci avvolgono, mentre sullo sfondo voci confuse indicano il suo canto. Tra le loro parole percepisco solo "Whenever", parola chiara e stagliante che mi uccide. Mi avvicino, ma non riesco a raggiungerla, nonostante sia seduta.

"Che mi sta succedendo?".

Pianoforte. Poi silenzio.

Disincanto elettronico. Parte "The Stockholm Syndrome", che è un vero e proprio delitto elettronico. Mira comincia a ballare come un'invasata su note che tagliano la pelle e che sembrano impazzite. Comincia a cantare e lo fa con grazia malata.

Mi siedo sull'erba ghiacciata ma non sento freddo. I suoi capelli volteggiano nel vento. Elegia notturna fatta in carne. Tastiere impazzite che ruotano intorno ad una febbrile catena di suoni silenziosa. Rumorini leggeri e infantili si perdono nell'ombra. Mi perdo, piango ("A Cereus Night").

"Mira Smettila! Mi fai sentire male! Mi stai stracciando il cuore!"

La melodia termina e parte un pianoforte leggero, ma macabro e ombroso. Sa di jazzy e mi fa stare meglio. Sento già il mio cuore sollevato. ("Eelio") Poi partono dei suoni cristallini e taglienti. Mira si acquieta al suolo, volteggiando la sua mano tra i fili bianchi, mentre dalla sua bocca semichiusa cominciano a rotolarle giù delle perle che si incatenano sulla terra.

Il pianoforte emette grida di morte che baciano la luna, pallida, che compare improvvisamente nel cielo crepuscolare. La melodia e dolce e fa sorridere.

Mira si addormenta solo apparentemente, mentre per la prima volta riesco ad avvicinarmi. Punto il mio polpastrello sul suo polso, ma non riesco a sentirlo. Aria. Mira, tu non sei una donna, non sei un'umana, tu sei musica. Qui intorno nessuno sta suonando: la melodia viene da te.

Delle fossette le si formano sul viso. La neve comincia a cadere più pesantemente di prima, quando parte un violino solitario nell'ombra. Non riesco più a vedere nulla. Vedo solo il luccichio degli occhi di quella donna magica, che attraversano l'ombra con suoni d'archi amorosi.  ("Protean")

Silenzio.

Partono i violini. Persino il mio respiro finisce. Non sento più nemmeno il mio cuore. Mi sento morire.

Un gruppo di archi tanto Aphex Twin era "Girl/Boy Song" attraversano il corpo di Mira, per poi gettarsi nel mio con violenza ("The Way You Are").

Mi innamoro.

Quando all'improvviso, facendomi sussultare partono delle percussioni sonore completamente schizofreniche accompagnate da un coro macabro improvviso e da un lungo lamento. Scatto in piedi mi guardo intorno ma è completamente buio. Non riesco più a vedere né la luna, né la neve che cade.

"Mira! Mira" continuo a gridare, mentre percussioni feroci tramano nell'ombra. Ombre di glitch qua e là. Inizio a correre, con la paura di andare a sbattere contro pareti sonore impalpabili. Ritorna una melodia infantile, sottoforma di canzone puerile. Ninna nanna elettronica priva di voce. ("Till Sammans"). Delle mani mi afferrano.

Fa ancora più buio.

"CHI CAZZO è?????"

Cado nel profondo.

Non riesco più a sentire il suolo sotto i miei piedi. Sono a mezz'aria. "Mira dove sei?" cerco la sua voce, cerco il suo viso. Non lo trovo. Allungo le mani, cercando di trovare una superficie solida. La musica è ancora più vicina: pianoforte e percussioni aggraziate. Voce di Mira delicata. ("Umbra/Penumbra") Dove sei? Dove sei?

Luce.

Ora ce n'è così tanta che dimentico di come fare a vedere. Un abbaglio improvviso con correnti sonore di violini angelici. Forse sono morto.

Non sono in paradiso. Sono in un limbo. In una sorta di limbo. La melodia ritorna febbrile. Mira seduta su una roccia mi da le spalle, mentre boccheggia nel nulla. Qualche gemito, qualche lamento tenta di disturbare il tappeto elettronico ("Belonging"), ma è un crepuscolo di suoni puerili ad avere la meglio, riuscendo a sconfiggere l'ombra sonora con il loro giocare perenne.

Apro gli occhi. Sono in una stanza bianca.

L'assoluzione.

Un tavolino al centro di essa, un fiore sul legno bagnato. Una sedia buttata sul pavimento con ferocia. Resto a gambe a mò di Buddha. Mira risuona nell'aria per l'ultima volta: volteggia.

Crepuscolo eterno. Notte eterna.

"Eyes Set Against The Sun".

Se siete riusciti a leggere questa mia esperienza extrasensoriale vuol dire che non appena sentirete il dolce sospiro di questa streghetta non farete più ritorno al vostro calduccio nido d'amore. Sarete persi tra un limbo troppo abbagliato e un'oscurità insistente.

Un viaggio incredibile.

Se chiudete gli occhi sarà anche meglio.

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