Dopo aver piacevolemte scoperto i doomsters tedeschi Dawn of Winter, mi sono maggiormente interessato a questo genere e alla sua diffusione in Germania. Sicuramente non ha l'importanza che possiede in Scandinavia, ma pian piano si sta sviluppando un largo movimento a cui appartengono anche i Mirror Of Deception.

Band di Esslingen e composta da quattro membri (all'epoca di questo disco cinque), i Mirror Of Deception sono come da copione, attaccati ai temi principipali del doom metal: solitudine, problemi esistenziali e filosofici, difficoltà di inserimento nella società, insoddisfazione e via discorrendo. Stati emozionali che la band esprime attraverso uno stile derivativo ma in parte personale. Se infatti non abbiamo nessun elemento che spicchi per originalità, sia il suono delle chitarre, sia l'importanza data al basso, sia la voce profonda del singer Mark Baumhauer hanno contribuito a non omologarli nella galleria di chi si becca l'etichetta del "già sentito".

In un genere come il doom dove le sperimentazioni hanno ormai raggiunto il limite e dove la maggior parte delle cose sono già state dette (e suonate), la band tedesca non fa altro che riproporre ciò che altri hanno fatto in passato, allontanandosi però dai grandi gruppi proprio per quello strano suono liquido delle chitarre. L'album esprime ciò con una buona efficacia, principalmente nella prima parte. Composizioni come "Asylum", "Veil of lead" e "Weiss" (cantata interamente in lingua tedesca) sottolineano in maniera efficace quei temi e quelle sonorità che stanno alla base del movimento doom.

Eppure districandosi in quest'album per niente impegnativo sotto il profilo della spossatezza, ci si perde in una seconda parte un po' fine a se stessa. "Be kept in suspense" parte bene per poi dilungarsi in linee vocali abbastanza futili. Parole su parole che creano una spirale con gli strumenti da cui è poi difficile venirne fuori. Problema diverso invece per "Dreams of misery" dove voce principale e accompagnamento vanno a generare un polpettone poco digeribile anche alle orecchie più avvezze a codesto genere. Tutt'altro discorso va fatto per la conclusiva "Float" dal ritmo asfissiante e con una voce finalmente adatta a decantare ciò che gli strumenti "scrivono".

Con Mirrosoil non siamo di fronte a nulla di eclatante. Un album di doom onesto, anche se un po' troppo confusionale. La proposta può comunque essere accettata anche da coloro che non "masticano" il genere: non siamo davanti ad uno di quei gruppi troppo depressivi, che si avvinghiano su loro stessi. Non mi sento di consigliarlo a tutti ma è comunque un lavoro che emerge nel resto del marasma musicale europeo.

1. "Asylum" (5:53)
2. "Veil Of Lead" (5:46)
3. "Weiss" (5:35)
4. "Sole" (5:27)
5. "Be Kept In Suspense" (7:01)
6. "Dreams Of Misery" (4:13)
7. "Cease" (5:22)
8. "Float" (5:09)

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