45 minuti circa.

Questo è quanto ci hanno lasciato in eredità Glenn Danzig, Jerry Only, suo fratello Doyle e Arthur Googy con due soli albums “Walk Among Us” e “Earth A.D./Wolfsblood”.

I Misfits (nome mutuato dal titolo dell’ultimo film girato da Marylin Monroe) hanno rappresentato il punto di congiunzione tra il punk più barocco e la nascita del metal estremo. Non è assolutamente un mistero, infatti, che “Kill’em All”, album di debutto degli allora adolescenti quattro cavalieri ed iniziatore del thrash, abbia pagato un pesante tributo alla band del New Jersey.
La creatura notturna e maligna di Danzig che, abbandonata la band madre di cui era stato insieme a Only il coofondatore, si butterà in una carriera solista di tutto rispetto, stazionando in sonorità hard rock di influenze sabbathiane, riesce a mescolare nei testi, nella musica e nella immagine, tutti gli stereotipi dei films horrors di serie B.

A partire dal logo che contraddistingue tutti i gadgets della banda, ossia il teschio “The Fiend”. Ascoltare la violenza dei capitoli sonori dei Misfits significa anche catapultarsi in un lungo incubo attraverso zombies, lupi mannari, cimiteri (voci metropolitane raccontano che l’intera combriccola fu arrestata mentre mettevano a ferro e fuoco un cimitero intero alla ricerca della tomba di Marie Laveau, famigerata maestra di magia nera), marziani, vampiri, assassini, e quanto di più insano ci sia nella letteratura fantasy ed horror di seconda qualità.

Il secondo “Earth Anno Domini” si distingue dal predecessore per un suono più cupo, veloce, meno punk e più hardcore. All’ascoltatore non rimane che rimanere inerte di fronte a tanto concentrato di violenza allo stato puro, e non può far altro che lasciarsi trascinare in quell’incubo creato ad arte verso il “Green Hell” in cui cadere insieme alle frotte di demoni e altre creature notturne, evocate liricamente dai nostri attraverso un vodoo sonoro maligno ed affascinante allo stesso tempo. Ma non si ha nemmeno il tempo di realizzare che cosa sia successo che il sogno è già finito.
Questo "Earth A.D.", con i suoi ventuno minuti, infatti, ti passa davanti come un fulmine, con la stessa rapidità di un flash back. Canzoni come la title track, “Devilock” (così venne definita anche la personalissima pettinatura di Jerry Only), “Death Comes Ripping”, il minuto di “Wolfsblood”, i 45 secondi di “Demonomania”, “Hellhound”, non ti danno scampo, ti catturano e ti lasciano sanguinante definitivamente ko.

Ovviamente non si può non citare la canzone, forse, più famosa del combo, ossia “Die Die my Darling”, rifatta, insieme ad altre, dai Tallica per omaggiare la band che li ha più ispirati ed ammaliati (il compianto Cliff Burton aveva tatuato sulla spalla proprio il logo del gruppo di Danzig). Band, in conclusione, da ammirare sia per il contributo che ha saputo dare all’affermarsi dell’hardcore americano che al metal estremo, il tutto condito da un immagine di culto che, vanamente, è stata oggetto di emulazione.

Con buona pace di Manson, Murder Dolls e quant’altro.

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