Ahi ahi ahi! Comincia a mancare la fantasia, eh? Le idee cominciano a scarseggiare, vero??

Premesso che a me Moby è simpatico, specie da quando gli ho visto fare "a spadaccino", nudo con Flea dei Red Hot Chili Peppers sul palco del Filaforum, dovendo analizzare il suo ultimo lavoro non alzo il pollice in alto e nemmeno lo rivolgo verso il basso.
Forse questa è la cosa peggiore.

Mentre con "Play" Moby aveva sancito l'inizio di una nuova era superando Fatboy Slim arrivato un po' "stanco" sul traguardo, con "18" si ha una sorta di prosecuzione ideale sullo stesso piano. Eccezion fatta per la mitica "We Are All Made of Stars" (già da noi recensita e osannata), il disco ricalca la fatica precedente tanto che ad un ascolto superficiale si fatica a distinguerli.

Il disco comincia dopo il singolo di cui sopra con una ballata, "In this world" tipo la colonna sonora di "The Beach". "Signs of Love" ha un ritmo che mi ricorda "Loser" di Beck, canzone veramente coinvolgente.
Tra le più belle citerei "Another Woman", "Extreme Ways", "Harbour" e "I'm Not Worried At All".

Non meravigliamoci se in ogni bar dove andremo a prendere un aperitivo ci sarà questo disco, se dilagherà negli spot pubblicitari e nelle "Original Soundtrack Of...", se sentiremo questi pezzi sulle immagini dei goal dei prossimi mondiali di calcio.

Io più di 3 punti non riesco a dargli, di cui 1 è per simpatia verso l'interprete.

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