'Viva La Vida Muera La Muerte' rappresenta, a mio opinabile giudizio, il punto più alto della seconda parte di carriera dei MCR, quella del dopo 'grande famiglia', per intenderci; e questo disco, dopo i (giustamente) pluricriticati lavori precedenti, sembra ritrovare almeno parte di quell'anima incazzata, preoccupata, e contemporaneamente gioiosa e spiritosa che il gruppo sembrava ormai aver perso per strada, nei bui vicoli di 'Radio Rebelde', dove divertimento e vitalità eran sacrificati alla polemica politica, al voler esser più satiri che musicisti, e dove le bellissime ballate folk erano sostituite da un suono dub non sempre riuscito.
Qui invece, dai due generi sopra citati, se ne ricava una buona miscela, un qualcosa di nuovo nel percorso musicale dei MCR, che trova già buona applicazione dalla title-track e da "El Presidente", canzone che forse vorrebbe essere la nuova "Quarant'Anni", ma ci riesce molto parzialmente, con attacchi ironici più che aggressivi, e spesso, purtroppo, più divertenti che pungenti. "Ramblers Blues" è un pezzo lento, acustico, dalle parole piene di paura e speranza, che vanno a descrivere il percorso che ognuno ha davanti a sè, senza mai voler dimenticare ciò che è stato, la strada già fatta, quella che la band ha percorso e sta percorrendo in questi anni d'esperienza, e quella che ognuno percorrerà nella sua vita.
Il ritmo del cd si riprende con i pezzi successivi, tra cui "I Cento Passi", un bel pezzo dub folk dal testo impegnato sulla nota vicenda di Peppino Impastato, forse la canzone più nota di questo cd. Ma l'anima del disco è a mio avviso racchiusa in "Ebano" e "Stelle Sul Mare", due gioielli di folk acustico sulla sorte degli immigrati, che creano prima un'atmosfera triste e malinconica, e poi di speranza, ma una speranza amara, forse già rassegnata; due canzoni con un'anima vera che fan respirare aria fresca a noi ascoltatori malinconici dei vecchi MCR. Canzone dall'anima vera è senza dubbia anche "Il Testamento Di Tito", cover di De Andrè, presentata in una bella versione combat-folk molto originale, ma che conserva in parte la magia tipica delle canzoni cantate dal vecchio Fabrizio nazionale. Subito dopo, in "Altri Mondi", viene fuori lo spirito incazzato e sognatore del gruppo, di cui parlavo pocanzi, che qui si esprime con suoni dub criptici e vagamente angoscianti, ma che lasciano brevi spiragli di distensione musicale, e quindi forse di speranza. Da notare la piacevole riscoperta dei brani in modenese, testimoni della volontà di riallacciarsi al passato della band, alle proprie origini. Ed è con una di queste canzoni dialettali, "La Fola Ed La Sira", che si conclude 'Viva la Vida Muera La Muerte', dolce, tranquilla, un addio, o un arrivederci, in buon stile MCR.
Questo è un buon disco, gli do 4 stelle anche se ne meriterebbe 3, ma è un voto d'incoraggiamento, e ne consiglio l'ascolto, magari libero da pregiudizi di sorta (so che può esser difficile), ma che vi ripagherà con una musica tutto sommato buona e messaggi validi, il tutto non ancora paragonabile agli albori dorati del gruppo; ma dico apposta non ancora perchè credo che dopo 'Appunti Partigiani' e nonostante l'addio di Cisco, potremo forse rivedere (io in fondo ci spero) i MCR di 'Riportando Tutto a Casa', pieni di storie da raccontare, di sana rabbia da sfogare, e, perchè no, di qualche lacrima da piangere.
Li aspetto, un po' scettico, ma li aspetto.
Carico i commenti... con calma