Secondo Lina la traccia quattro evoca “un lento ritorno al corpo dopo un attacco di panico”, a me sembra invce l’inutile mantra dell’uomo ridotto a cosa o, se preferite, un tentativo di evasione senza via di fuga. Siam dalle parti del post punk più sinistro e sperimentale: quid matematico, ossessione ritmica, presenza di fantasmi, propensione per le idee bizzarre. Aggiungi anche voci come minimo stravaganti e un bel sassofono a pagina venti. Ma, alla fine, in mezzo a questo mix di scienza e follia, a conquistarti è il clown filosofico, ovvero quel particolarissimo tipo d’eroe capace di trasformare l’idiozia in intelligenza. Appare a pagina sei e su una musica stramba dice cose più strambe ancora. A noi non resta che ringraziarlo, sperando magari di poterlo incontrare, non solo in un esile dischetto di venti minuti, ma anche nel bar sotto casa. E’ bello ogni tanto chiacchierare con qualcuno.

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