L'Hard Rock ai giorni nostri
Strano a dirsi, ma nel 2006 musicale si respira un po' l'aria di Hard Rock. Si avete capito bene, stiamo parlando proprio di Hard Rock, ovvero quel genere che negli anni 70 (grazie a gente come Led Zeppelin, Deep Purple, Black Sabbath, Rainbow) aveva raggiunto il suo massimo splendore e la sua massima espansione per poi affievolire la propria presenza sempre di più fino a quasi scomparire ai giorni nostri.
Ma appunto, che senso ha suonare hard rock oggi? Dal punto di vista innovativo assolutamente nessuno, ma se si tratta di omaggiare un genere come questo con un disco ben scritto e ricco di flavour, beh allora l'operazione ha ancora un senso (e noi ben l'accogliamo).
Se poi aggiungiamo che questo "Moonstone Project", progetto che ruota tutto intorno alla figura di Matteo Filippini, chitarrista italiano dotato di grande classe e ottimo gusto, si avvale delle collaborazioni di Glenn Hughes, Ian Paice, Steve Walsh, Carmine Appice, Graham Bonnett, e Eric Bloom (gente insomma che questo genere l'ha fatto nascere e l'ha successivamente "educato") tra gli altri, capite bene che qui non si parla solo di un semplice tributo, ma di un possibile disco di hard rock "anni 2000" ad alti livelli qualitativi.
E cosi è, senza dubbio. Dalla superba introduzione di "Slave of Time", che si avvale di un potente accattivante riff da parte del nostrano Matteo e una graffiante prova dietro al microfono ad opera di Steve Walsh alla conclusiva "On The Way To Moonstone" con Eric Bloom alla voce che (prevedo) sarà un'ottima chiusura per i concerti dal vivo del gruppo, passando per le veloci e dirette "Not Dead Yet" (con Graham Bonnett) e "City Of Lites" (dal riff macilento molto "sabbathiano"), il cd sprigiona un energia e una vitalità propria, con interpretazioni magistrali da parte di tutti gli "ospiti" del progetto.
Ma i veri punti forti sono le due traccie con Glenn Hughes e Ian Paice (di nuovo insieme dal 1975!) rispettivamente al basso&voce e alla batteria. La prima, "Rose In Hell" è un ottimo funk rock che vive dell'eccezionale prova batterista di Paice, ricca di groove e di feeling e dell'interpretazione calda e coinvolgente di Hughes (non per niente soprannominato "The Voice Of Rock"). La seconda "Where Do You Hide The Blues You've Got" è, come suggerisce il titolo, un blues lento e sofferto in cui Filippini ci mostra tutta la sua abilità a giocare con le note lunghe con un assolo splendido; Hughes è convinto e partecipe e si lancia in una performance davvero sofferta dietro il microfono, accompagnato dal sempre ottimo Paice. Oltre a queste, merita una menzione particolare anche "Picture Of My Lonley Days" che si avvale della collaborazione di Carmine Apice dietro le pelli; il ritmo è vibrante e sostenuto e lo spunto si rivela particolarmente vincente grazie ad un azzeccato e gustoso solo di chitarra.
Dedicato (il cd, non la recensione) ad ogni amante del vecchio, caro Hard Rock.
Line Up:
Matt Filippini - Chitarre
Glenn Hughes - Voce
Graham Bonett - Voce
Steve Walsh - Voce
Paul Shortino - Voce
Kelly Keeling - Voce
Eric Bloom - Voce
James Christian - Voce
Carmine Appice - Batteria
Ian Paice - Batteria
Tony Franklin - Basso
Howie Simon - Chitarra
Elenco tracce e video
Carico i commenti... con calma