Chi non sa popolare la propria solitudine, nemmeno sa esser solo in mezzo alla folla affaccendata. {Charles Baudelaire}
Ogni persona sa dire che cosa è la solitudine. Ogni persona, durante lo scorrere della propria giornata, rimane almeno per pochi istanti, sola. Esser soli non vuol dire per forza non aver qualcuno intorno, si può essere soli anche su un pullman, mentre le persone intorno a te parlano, scherzano, hanno una vita sociale. Le elucubrazioni mentali partono da sole, a briglie sciolte. Ci si ritrova così a pensare al perché della propria situazione, non conta che voi siate l'ultimo degli straccioni o un dirigente, poiché l'infelicità è insita nella natura umana e, in certi momenti, la fa da padrona, spadroneggia nella mente come la morte spadroneggia sul campo di una delle più truculente battaglie. Spesso, proprio la percezione di queste persone non fa che acuire il senso d'angoscia e di profonda solitudine; ci si chiede che senso abbia continuare così, perché si è così vili da non riuscire a prendere la vita nelle proprie mani e a cambiarla. La verità è che non siamo noi che cambiamo la vita, è lei che cambia noi. Solitudine che genera altra solitudine, presto ci si ritrova ad essere rinchiusi nel proprio guscio, indifferenti o addirittura a covare in se un sentimento di astio verso le altre persone, le quali sembrano totalmente immuni dai problemi che l'esistenza gli mette davanti.
Questo è, secondo il mio punto di vista, quello che vogliono trasmettere i Morgion, band Death/Doom metal originaria dell'OC, dove il sole riscalda le tempre di una società sfavillante e dinamica; ed è proprio qui che questi ragazzi californiani nascono nel 1990 covando in loro quel sentimento di rabbia mista ad introspezione che contraddistingue il loro sound.
La band è dedita ad un doom metal ricco di sfaccettature, il sound varia da melodie lente e catacombali, ad altre più eteree e ad altre di stampo progressive.
Il disco si apre con la strumentale "Cloaked By Ages" la quale introduce a "A Slow Succumbing", prima vera traccia dell'album. L'inizio è spiazzante, le chitarre suonano una melodia monolitica, la voce in growl è ai limiti del funeral. Successivamente, la traccia si fa più tirata per poi scemare in splendidi arpeggi. La canzone successiva ("Ebb Tide (Parts I & II)") è un vero capolavoro, parte con un arpeggio sognante per poi sfociare nel cupo e tremendo death doom metal. Tutto ciò prosegue fino a metà canzone, poi la chitarra acustica riprende il controllo della scena e tesse la sua intimistica tela; la melodia si fa più eterea aiutata anche dalla voce di Dwayne Boardman. Il disco prosegue poi con altre bellissime tracce, alternando momenti più malinconici e sognanti ad altri più cupi, tristi e decadenti. Ombre di progressive fanno capolino in "She, The Master Covets", poi tutto riprecipita nel doom metal con l'ultima canzone "Crowned In Earth". La prima parte procede mestamente, con il cantante che, con la sua voce sofferente, si fa ambasciatore di una natura dolce e incontaminata. Successivamente scende il silenzio, il quale sarà rotto solo da rumori eterei e lontani, i quali fanno precipitare l'ascoltatore in uno stato d'inconscio e velato malessere.
Il disco, come si può notare, non presenta grandi pecche. La produzione è ottima e il sound è abbastanza personale. Forse sarebbe stato meglio inserire qualche altra parte cantata in growl, ma questa è un opinione prettamente personale.
In ogni modo, dopo un po' di tempo, anche questa sensazione di estraneità dal mondo scema, pensieri di altra natura affollano la mente, si viene rapiti da questi divertissement i quali scacciano i concetti negativi vissuti fino a pochi momenti fa, e ci proiettano verso una visione migliore (mistificatrice?) della nostra esistenza. Ma quanto tempo durerà tutto questo? Quanto tempo trascorrerà prima di precipitare nuovamente nella tristezza? Questo nessuno lo può sapere; una cosa è certa però, come diceva Schopenhauer: "Ciò che rende socievoli gli uomini è la loro incapacità di sopportare la solitudine e, in questa, se stessi.". L'unica soluzione sembra perciò quella di munirsi di migliaia di cose da fare, appuntamenti, relazioni interpersonali...tutto questo però avrà un fine, prima o poi, vi fermerete e vi ritroverete a pensare al senso delle cose che fate e, non riuscendo a trovare una risposta, cadrete nuovamente nel senso di angoscia, smarrimento e solitudine che avete tentano in tutti i modi di reprimere. Ma in fondo, che ci volete fare, C'est la vie...
voto 83/100
Elenco tracce e video
Ocio che non hai mica acceduto al DeBasio!
Per vivere con pienezza la vera esperienza dello stare sul DeBaser è bello esserci registrati.
Quindi
Accedi
o
Registrati
telespallabob
7 ott 08apocalisse
7 ott 08IcnarF
7 ott 08SUPERVAI1986
7 ott 08macaco
7 ott 08OleEinar
8 ott 08ale9t0
8 ott 08StefanoHab
19 giu 09nuke77
7 ott 09A partire dalla bella copertina che è un tutt'uno con l'opera sonora dei Morgion, infatti con i suoi colori, ne richiamai toni mesti ma anche gli scorci di luce, le noti dolenti ma anche le melodie che leniscono i passaggi doom più malinconici. Ammetto non mi sarei aspettato tale magnificenza e raffinatezza in ambito doom da una band americana...mia ignoranza certamente.
Non è doom stereotipato ma ricco di sfumature progressive mantenendo sempre la trama dolente e malinconica caposaldo del genere. Peccato che si siano sciolti... Bravo 'stefanohab' che cita 'Solinari' altro valido capitolo della loro discografia più cupo e granitico più doom...cmq altrettanto emozionante. E che dire degli ipnotici Dolorian... Stefano, che ne dici di una recensione anche per loro?