La trilogia inaugurata dai Mortal Love nel 2002 con "All the beauty", proseguita con "I have lost" (2004), giunge al termine nel 2006 con la pubblicazione di "Forever will be gone" (l'unione dei tre titoli da il nome alla storia). Cosa propone la band norvegese? Un rock/metal dalle tinte oscure di buona fattura, melodico ed accattivante senza alcuna caduta nella banalità o nel plagio, ricco di spunti personali che fanno emergere l'album dal mare di uscite che con preteste di successo invadono il mercato discografico. Quella dimostrata dai ragazzi è una grande umiltà, che si palesa sotto diversi aspetti. Consapevoli del fatto che l'originalità è materia rara in un genere inflazionato come questo, i nostri evitano di adagiarsi su cliché che hanno fatto la fortuna di una band piuttosto che di un'altra. Nello stesso lotto di canzoni possiamo così ritrovare elementi del sound dei Beseech e qualcosa degli ultimi Theatre Of Tragedy. Risulta però difficile dare coordinate stilistiche più precise, in quanto la musica dei Mortal Love è un insieme di tasselli talmente ben amalgamati da risultare piacevole ed abbastanza personale. Una proposta che, anche a livello vocale, non risulta minimamente altisonante. La voce di Cat, vera e propria padrona di casa, ci traghetta su lidi piuttosto pacati, dov'è la malinconia a dominare, mentre la voce maschile, nei momenti in cui non è impegnata a fare da controcanto, accompagna i momenti più aggressivi, durante i quali anche le chitarre sembrano sfogarsi, approdando verso territori cari al gothic/doom metal.

"I make the mistake" è soffusa e sorretta dagli arpeggi di chitarra e dalla delicatezza della voce di Cat. "While everything dies" è invece un personale omaggio ai Rammstein, che vede anche l'utilizzo della lingua tedesca. Divagazioni elettroniche fanno capolino anche ascoltando "My shadow self", pregna di melodie accattivanti. Questa canzone dimostra che la band è praticamente pronta al grande salto. Se soltanto un'etichetta come la Century Media mettesse le mani su di loro, i Lacuna Coil avrebbero un degno e temibile rivale. Nella quinta traccia, "In the end decides", episodio breve ma intenso, sono invece i Linkin Park ad essere omaggiati. "To choke you now" è anomala, e risulta nervosa e sempre in bilico tra inquietudine, dolore e tristezza. Ancora elettronica a sorreggere "So I betray the mission", brano chiaramente ispirato ai Theatre Of Tragedy del periodo pop/elettronico, ma che non pecca in freddezza come quelli della band connazionale. C'è spazio anche per il pianoforte, che in "As we cannot be" si lascia andare ad un pianto disperato. A chiudere le danze ci pensa la titletrack, episodio aggressivo che fa da perfetta ed intensa sintesi degli elementi del sound dei Mortal Love, ai quali va ad aggiungersi anche il growl.

C'è un'aura mesta che permea ogni singola canzone, ed è come se durante l'ascolto la nebbia velante una luce soffusa dalla cromatura blu scuro avvolgesse la stanza, trasportando l'ascoltatore in una dimensione onirica o, per essere più precisi, in un incubo dove la morte aleggia attraverso un'aria soffocante e contaminata. Le canzoni di "Forever will be gone" sono episodi che presi singolarmente avrebbero scarso valore, ma acquistano forza in un contesto simile, tangibile nella sua sincerità emotiva (il concept dell'intera trilogia è basato su una tragica storia d'amore reale). Certamente non siamo di fronte ad un capolavoro (le pecche più evidenti del disco sono l'assenza di episodi memorabili e la durata eccessivamente scarsa). Tuttavia saranno forse la sincerità e l'umiltà della propria proposta a regalare in futuro grandi soddisfazioni alla band.

Elenco tracce e video

01   I Make the Mistake (04:23)

02   Of Keeping the Fire Down (04:05)

03   While Everything Dies (03:36)

04   My Shadow Self (03:50)

05   In the End Decides (02:59)

06   To Choke You Now (04:04)

07   So I Betray the Mission (03:30)

08   Still It Has Only Just Begun (04:50)

09   As We Can Not Be One (01:33)

10   Forever Will Be Gone (07:22)

Carico i commenti...  con calma