Se dovessi scegliere la colonna sonora per il mio personalissimo giorno dell'Apocalisse, non avrei dubbio alcuno nell'inserire il concerto dei Motorpsycho a cui ho assistito...

Il power-trio (e rarissimamente termine fu meglio usato) norvegese entra in scena quando sono da poco passate le 21.00 per abbandonarla a ridosso della mezzanotte; una scena essenziale, liberata da ogni orpello che non sia parte della strumentazione... 2 ore e mezza di pura furia rumorista, di cui la maggior parte suonate senza la minima pausa fra un brano e l'altro. La devastante energia disumana del nuovo batterista Kenneth Kapstad accompagna gli arabeschi di "Snah" Ryan  e le scosse telluriche di Sæther attraverso tutto il concerto, imperniato sull'ultima fatica discografica "Little Lucid Moments" con l'attacco fulmineo di "She Left On The Sunship", ma che non disdegna assolutamente incursioni nel passato remoto, la finale "Hogwash" è veramente uno di quei regali che non ti aspetteresti mai di ricevere; o piu' recente, dove brani come "Kill Devil Hills" o "Year Zero" vanno ad incastonarsi perfettamente nel vortice acido del "nuovo" corso. Ma tutto il concerto è una perfetta fusione della loro storia nel turbine psichedelico e rumorista dei piccoli momenti di lucidità, pezzi come "Watersound" e "Drug Thing" vengono rivissuti e trasformati come se fossero del tutto nuovi, con nuovi colori e nuovi sapori stupefacenti, come solo tre superbi alchimisti possono riuscire a rendere cosi' maestosi, senza la benché minima necessità di avere alle spalle superflui strumenti a sovraccaricare eccessivamente il suono che sembra uscire direttamente dall'iperspazio... incredibile, puro e semplice rock ?n' roll del nuovo millennio.

Il pubblico milanese, notoriamente poco caloroso, sembra invece lasciarsi trascinare nel marasma sonico ed esplode quando dal lontano 1993 i Motorpsycho risucchiano nel presente "Nothing To Say" per tentare di estrarre da ognuno di noi (e di loro) ogni residuo di bile così da poterla vomitare in faccia al proprio peggior nemico.

Frastornato sono in strada, guardo Fabio allibito e dalla mia bocca riesce solo ad uscire... "Questi sono dei criminali".

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