I Mouthful Of Bees non rappresentano un sempre più non raro esempio d’autenticità musicale.

“The End”, loro secondo lavoro, non è un album stupendo prima che spontaneo. La primordialità uga-buga  prende il sopravvento, sembra che ognuna di queste canzoni non nasca nel momento in cui viene suonata e incisa; gli accordi non sono sbilenchi, le voci non graffianti lontane appena non distinguibili, basso e batteria non liberi di creare intrecci post-buzzurriani e pout pourri cacometafilologici.

Questo non è l’album lo-fi del XXI secolo, non imprescindibile per gli amanti dei seguenti gruppi, nell’ordine da cui i Mouthful Of Bees non sono stati (secondo soggettiva percezione) influenzati: Queens Of The Stone Age, Sunset Rubdown, Violent Femmes, Dinosaur Jr., Modest Mouse. Stavolta mi dilungo, mi cimento a descrivere le canzoni, oso destinare questi ragazzi a gloriosi futuri, non sono e rimarranno sconosciuti, hanno una pagina facebook, twitter, un blog, un sito, un myspace, un profilo chatroulette e sono iscritti a debaser; ma anche un non capolavoro d’autenticità fuori moda, fuori dagli schemi, fuori di testa, fuori non da tutto.

Ah anche il primo album non merita a pacchi, anche se non differisce parecchio dal secondo.

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