Milano è una città di merda, fa cagare, non c'è un bagno, e dove potresti pisciare ci sono gli immigrati senzatetto armati di coltello che come ti avvicini si zittiscono e ti guardano male, allora capisci che pisciare in zona non è la cosa più positiva da farsi in quel momento.
Comunque tornando ai creatori del Grunge, è stato veramente bellissimo, l'aver incontrato Mark Arm e Guy Madison, per gli ignoranti in materia sono voce/chitarra e bassista, all'uscita del Pam presso il Rainbow, quel buco di locale dove hanno suonato, una sorta di velvet marcissimo e sporchissimo, in mezzo al sottoproletariato urbano milanese, in un quartiere molto fascio a mio avviso, sia per il nome, sia per la campagna pubblicitaria per le comunali delle destre, c'erano cartelloni di un partito fascista ovunque, comunque il posto è Bande Nere, penso che ho detto tutto.
Lo stringere la mano a colui a cui devo buona parte di ciò che ascolto, a colui che si è autoincoronato giustamente Re di Seattle, una Seattle che per un'ora e emezza e più era in quel palco di quel lercio locale, dove la gente si tuffava in spettacolari stage-divings d'altri tempi, dove giravano tipi con camicie a quadri, ma l'unico ad avercela di flanella ero io... eheh... dove si è visto cos'è una band seria e cosa non è, volete mettere la differenza tra chi è disposto a parlare con te nonostante abbia altro da fare e chi si da arie da fighetto e rock star senza magari esserlo.
Veramente un concerto favoloso, hanno fatto praticamente tutto, tutto quello che ti immagini facciano, ma la cui probabilità è scarsa vista la lunga carriera discografica e quindi le numerosi canzoni su cui potevano spaziare, ma invece hanno fatto quelle, proprio quelle che ti aspetti, un po' come il bambino che spera di trovare il regalo che voleva lui portatogli dal Babbo Natale e lo trova, cosa vi è di più gioioso? In quel momento tutti i casini erano scomparsi c'erano solo loro e i miei amici davanti a loro, i Fangomiele, una contrapposizione di dolce-amaro, di divino e di bassifondo, quell'impatto della furia punk-garage mischiata all psichedelia più grezza e angosciante. Insomma in una parola Mudhoney.
Ora per dovere di cronaca racconto il post concerto, l'attesa invano di un mezzo di trasporto pubblico che non arrivava, l'incamminarsi a piedi, la visione di una valvola di sfogo e risate, lo stand di Forza Italia abbandonato nella notte, avremmo potuto fregare le bandiere e incendiarle al concerto prossimo, ma fortuna volle che un autobus passasse e lo prendemmo al volo senza sapere dove portasse. Giunti magicamente in piazza Duomo, da lì la strada per la Stazione la sapevamo, edopo una sosta di mezz'ora fuori la galleria celebre, incamminati giungemmo fuori dalla stazione stesi a dormire nei giardini antistanti svegliati dopo un'oretta e mezza da un gelido vento ci rifugiammo nelle scale della metropolitana attendendo che la stazione riaprisse i battenti.
Poi l'occupazione delle panchine per il sonno, che non potei fare, poichè mi scappava da pisciare e non c'era un cazzo di posto dove farla, alla fine per gentile concessione di trenitalia io e il Muc ottenemmo l'autorizzazione a salire su un treno in sosta e svuotare le nostre pancie addolorate. Vi giuro che non ho mai pisciato tanto. Alla fine tornati sani e salvi dalla terra dei lumbàrd riposai qualche ora sotto l'influsso di quelle musiche d'altri tempi, che consapevoli di essere state le fautrici dell'ultima rivoluzione nella Storia del Rock, angosciano di felicità chi le ascolta.
Buonanotte.
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