Per la prima volta mi trovo a recensire un gruppo grunge, anzi "il gruppo grunge".
Eh si... il gruppo da cui i Nirvana hanno preso per fare lo storico 'Nevermind' e gli altri loro tanto acclamati album, si chiama proprio Mudhoney, e a distanza di 20 anni è ancora qui a proporci grunge old-school alla Pearl Jam, deliziandoci l'udito con sonorità sempre depresse fino all'inverosimile senza perdere terreno con il passare incalzante degli anni.
Questo album più che una conferma della loro grande capacità di fare grunge ci mostra anche sappiano produrre qualcosa di diverso come del buon rock psichedelico, del post-punk, del garage e del rock'n'roll con distorsioni più punk/metal, sapendo anche mescolare con saporita intelligenza le tre correnti.
Vediamo in modo più dettagliato questo album: Where Is The Future, la traccia d'apertura, dimostra subito il riuscitissimo connubio grunge-psichedelia, con melodie depressivissime e una voce che intona uno stornello molto introspettivo e "viaggioso". Bello anche l'appoggio, seppur superfluo, dei fiati. It Is Us, il secondo pezzo, con un riff quasi tributario a Astronomy Domine, canzone di sicuro nota alle generazioni floydiane. Il pezzo è comunque un classico pezzo grunge come ne abbiamo senti tanti, quindi niente di così esaltante. Terza nella lista è I Saw The Light, canzone dai toni più rockeggianti, che si collega perfettamente con la quarta, più retrò e psichedelica, dalla distorsione molto anni '70. È Endless Yesterday, il pezzo che più rappresenta la scampagnata dei Mudhoney verso lidi più rock con qualche sussidio anche dei fiati e di un atmosfera resa vivace dal fuzz.
Empty Shells, canzone leggermente più felice è un pezzo ben composto ma le chiare influenze punk di gruppi storici come Sex Pistols e Ramones non sembra dare un eccessivo giovamento al pezzo, che risulta scostante nonostante sia molto interessante nella seconda parte. Hard On For War, canzone dai ritmi e le distorsioni (ancora in fuzz) molto hard rock, incastellata su chiavi blues e con un atmosfera generale acida, adatta ad un testo di protesta come quello in questione.
Segue A Brief Celebration Of Indifference, un pezzo che si apre molto vivacemente, subito animato da un repentino cambio di velocità che crea nella canzone, supportata da distorsioni molto acide, un'atmosfera a mezz'asta tra Who e Stooges. La canzone, priva di testo, è invece una delle più divertenti, anche se la più corta dell'intero album (2:06). Let's Drop In, altro pezzo in chiave blues, con un giro di basso molto oscuro, fiati da rito bacchico e una voce alla Led Zeppelin, sfugge da ogni genere, risultando un pezzo molto ben studiato e pressochè orecchiabile. Terzultima traccia è invece On The Move, manifesto preannunciato dal titolo della dinamicità ininterrotta della band di Mark Arm, attiva e scattata come poche altre. Più che un pezzo grunge sembra infatti un pezzo da party americano alla Clash, e questo non è di certo un male.
In Search Of, un pezzo accompagnato da riff "da autostrada" e una linea vocale Depeche Mode su base post-punk, è alla fine una rivisitazione più o meno manieristica della classica tiritera Mudhoney, ma comunque può risultare un pezzo godibile, grazie soprattutto ad un'eccelsa atmosfera da "viaggio in preda alla claustrofobia".
L'album è concluso nel modo più originale; la canzone, Blindspots, è infatti il punto di sfogo della mentalità Mudhoney, dove la canzone si mantiene sulla stessa linea di canzone rock dilettevole fino alle inattese variazioni dei fiati che lasciano spazio ad una "finta" jam session dove ognuno suona per conta proprio, manifestando per la libertà del rock in tutte le sue forme. Insomma l'album vede i Mudhoney, polverosi com'erano negli ultimi lavori quali "Since We'Ve Become Translucent", risollevarsi grazie a un mix di generi ben gestito e organizzato secondo linee piuttosto originali; sono infatti uno dei pochi gruppi grunge ad essere sopravvissuti così a lungo, assieme ai Pearl Jam, nonostante il pubblico americano che predilige metal più popolare (Korn, System Of A Down) e il pop/rock di Oasis, Blur e altri gruppi (ovviamente non parlando di rap, hip-hop e musica commerciale in generale).
Questo album è alla fine un album abbastanza interessante, che consiglierei personalmente a chiunque si dichiari fan del grunge e voglia farsi un'idea di come ogni genere possa evolversi senza sosta, e di come bastino poche menti sulla stessa lunghezza d'onda per creare qualcosa di buono anche dopo che sembravano spremute e rispremute fino all'osso. Buono.
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