Quindici anni. Tanto ho dovuto aspettare. Da quando, quindicenne, mi compravo "Isn't anything" e rimanevo shockata al primo ascolto di "Soft as snow", e mi sentivo l'unica persona al mondo che sentiva e capiva. Tutti i fan dei MBV si sentono così, i soli al mondo che riescono a percepire la musica dal rumore, che riescono a vedere la luce nelle tenebre. Quindici anni, e un sogno si realizza, perchè la vita è meravigliosamente (e terribilmente) imprevebibile. Entro allo Zenith alle otto, non è strapieno, ma nelle prime file l'eccitazione e l'impazienza è impalpabile, ci sono persone che vengono da Israele, dal Portogallo, Inghilterra...e sembra che abbiamo avuto tutti la stessa storia d'amore con "Loveless". Uguale. Le luci si spengono e i MBV entrano. Bilinda Buchler è bella come un sogno, e crea anche visivamente uno strano senso di straniamento così vestita da un'attricetta di vaudeville con quel suo volto autenticamente angelico. Kevin Sheilds è esattamente come me l'ero sempre immaginato, un ragazzo smanettone vestito di nero invecchiato sui suoi amplificatori. Otto. Davvero, otto testate casse con cassa doppia. Debbie Googe piccola e possente e Colm O'Cioisig, l'esagitato batterista delle meraviglie. Bilinda si avvicina e dice "Bonsoir", parte il sample e il gruppo attacca "I only said" ed è il delirio. Quello che tu senti su "Loveless", esiste davvero. E non è un muro di suono, è un vortice, e qualcosa che tu hai davanti dietro, sopra e sotto di te, e qualcosa che poi senti nel ventre, sotto la lingua, qualcosa che ti ha pervaso. Ecco quella cosa dal vivo esiste e non la so spiegare, c'è. "When you sleep", meraviglia , viene eseguita mentre alle loro spalle vengono proiettati i raggi di sole che si rincorrono filtrati dalle foglie degli alberi. E' la volta di due pezzi di "Isn't anything" , "When you wake" e "You never should" dove la sezione ritmica, in primis Colm O'Cioisig si distingue per la dinamica e quella energia pazzesca che, ora lo capisco, è tra le cose che fanno la differenza in questa band. I MBV ci regalano "Cigarette in your bed" e poi ecco "Only Shallow", quella voce appena percettibile di Bilinda in un opalescente magma sonoro. Dopo una tiratissima "Nothing much to loose", ecco il capolavoro del concerto, una versione di "To here know when" sopra gli otto minuti-ma chi li conta i minuti di un estasi-che è stata un'assoluta delizia per l'anima. Seguono "Blown a wish", "Slow" e "Soon", bellissima. A questo punto è venuto il momento della suprema canzone d'amore, "Feed me with your kiss", i volumi superano i 110 decibel e a stento la si riconosce, ma sentirla dal vivo, cantata da quei due pazzi che un tempo si amavano anche, è un'esperienza davvero intensa. Esprime tutto quello che non si può dire. Dopo "Sue is fine" è il momento del finale, "You made me realise", in cui i MBV si esibiscono in un lunghissimo, stupefacente nel senso di DROGA e assordante nel senso vero feedback, in cui si sente un aereo che parte, l'apocalisse imminente e quasi tutto il rumore del mondo convogliato in quei minuti. Siamo a 120 decibel e non è quasi sopportabile senza i tappi che ci hanno dato all'ingresso. E qui, l'onta. Dato il superamento della soglia (che era 101 decibel) allo Zenith decidono di tagliare i bassi della chitarra e del basso. Kevin Sheilds se ne accorge, molla la chitarra per terra e se ne va. Gli altri della band si guardano un pò allibiliti poi se ne vanno anche loro. A questo punto il pubblico inizia a implorarli di uscire. Kevin Sheilds si scusa della scarsa qualita del suono "Non è come dovrebbe essere", riprende il feedback da dove l'aveva interrotto, finisce il concerto, dice "grazie per essere rimasti" e se ne va. Non un concerto, ma un esperienza. Questo gruppo non avrà mai epigoni, mai riferimenti, mai eredi, e decisamente è giusto così.

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