Forse ci si dimentica troppo spesso che la musica tende verso l'evoluzione e non a rimanere bloccata sugli stessi binari per far piacere a qualche Taliban-fan, che vorrebbe vedere il "suo" gruppo rimanere bello sorridente nell'istantanea che si è costruito nella testa, una fotografia che ingiallirà lentamente nel tempo, senza lasciare traccia alcuna.
Al contrario i My Morning Jacket vogliono rinverdire negli anni, crescere, album dopo album, cercare qualcosa di "nuovo" che li faccia sentire vivi, come tutti i gruppi di razza.
Certo, non è detto che ci riusciranno, ma almeno potranno continuare a suonare senza rimorsi, senza guardarsi allo specchio e accorgersi di essere rimasti la barzelletta di se stessi.
Se ciò non appartiene agli schemi mentali dei fans della prima ora, amen.
Il disco si presenta molto vario a differenza dei precedenti, una ricerca dei suoni più curata, originale anche in alcuni strumenti particolari utilizzati durante le sessions di registrazione. L'apparente miscela di generi è magistralmente amalgamata dall'inconfondibile timbro vocale di Jim James, che già nei precedenti lavori aveva dimostrato di essere un cantante di spessore, ma che in quest'ultimo rende la sua voce più variegata e appassionata.
Da sottolineare, a mio parere, l'importanza data ai soli di chitarra all'interno del disco. Tutti molto accattivanti, con melodie semplici ma efficaci e che riusciranno a farvi mimare il gesto della chitarra in mano (provare per credere!).
Un passo in avanti dunque, dopo l'acclamato "Z" (2005) che li aveva mostrati ad una scena più vasta di quella alla quale erano abituati e li aveva proiettati sui palchi dei più grandi festival mondiali.
Un'apertura verso nuovi orizzonti musicali per la band del Kentucky, un punto di passaggio sicuramente, per le produzioni successive, ma necessario.
Cosa dire dei primi cinque brani (definiti di una "bruttezza imbarazzante" dall'altro recensore)?
Tu-tu-ta-tu-tun e si parte con la title track. Parte cauta per farsi spazio nelle orecchie dell'ascoltatore e lasciare che James apra le danze con la sua voce in falsetto; a min. 3.03 esce fuori il suono della chitarra elettrica, distribuita su varie trame, che creano un ritmo grintoso e ballabile.
In Touch Me I'm Going to Scream Pt. 1 sono invece i sintetizzatori a farla da padroni e le melodie vocali si abbracciano e si baciano l'un l'altra, come due amanti appassionati; il finale è qualcosa di commovente.
L'ironica Higly Suspicious non può essere presa sul serio ma tutto si può dire tranne che sia una brutta canzone e il solo di chitarra è uno dei più riusciti.
I'm Amazed è una canzone-inno, dove, attraverso una melodia quasi a singhiozzo, con pause sollevate prima di ogni "I'm amazed", atte a creare la tensione nell'ascoltatore, il gruppo grida tutta la sua meraviglia su ciò che lo circonda: "I'm amazed at the evolution, I'm amazed at the lack of faith"; altro assolo degno di nota.
Thank You Too scivola via come una foglia nell'acqua, le orchestrazioni particolarmente riuscite fanno da cornice ad una sofferta storia d'amore.
Librarian è un brano perfetto da ascoltare mentre viaggiate (un po' come tutto l'album a dire il vero), con quel suo incedere sognante, cercando di liberare la mente mentre osserva la natura incontaminata; l'ascoltavo mentre guidavo tra i pascoli austriaci quest'estate e credetemi, era bellissimo. In Aluminum Park e nella successiva Remnants si risentono i My Morning Jacket di una volta, il rock con quella grinta che nei live sanno sprigionare contro il pubblico come un fiume in piena.
Smokin' from Shootin' inizia con pochi accordi di rhodes e un battito continuo per andare a realizzarsi in un finale epico, con un tumulto di suoni. Forse la migliore dell'album.
Insomma, per concludere, l'ascolto di "Evil Urges" non risulta affatto pesante e non c'è bisogno di fasciarsi la testa in anticipo anzi, si fa apprezzare per una certa fluidità e corale leggerezza.
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